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Così ne i vinti cor va rinforzando L'ardir caduto, e con terribil guardo Vibra dintorno trascorrendo il brando, Saldo sul fianco, e sovra i piè non tardo; Errando scerne, che gittava Urgando Del gi

In tal modo il guerrier ferma le piante Intenebrato da la sparsa arena, E da le tante piaghe e da le tante Morti la destra, ed il fier brando affrena; Ma la furia infernal cangiò sembiante, E stretta intorno a se l'aria serena, Quasi di corpo uman si ricoperse, E quale è Megapente, altrui s'offerse.

Or che il brando egli ha gettato, Vien.... mi abbraccia al suo cospetto.... Fino all'ultimo quartetto Non poss'io.... non puoi morir. può il vil, se anco il volesse, Punir tosto il reo misfatto, Chè, noi morti nel prim'atto, Dovria l'opera finir.

Ed egli alto gridò, ben che ferito, Vibrando il brando con altier sembianti: Empi, nemici al ciel, cotanto ardito Un sia di voi, che si sospinga avanti. disse, e fu quel dir per l'aria udito Qual rimbombo di fulmini tonanti, l'Angel suo, ch'a lui vicin sen vola Fe' grande il suon de la mortal parola.

4 Signor, ne l'altro canto io vi dicea che 'l forsennato e furioso Orlando trattesi l'arme e sparse al campo avea, squarciati i panni, via gittato il brando, svelte le piante, e risonar facea i cavi sassi e l'alte selve; quando alcun' pastori al suon trasse in quel lato lor stella, o qualche lor grave peccato.

Tende con dura mano arco lunato, Ove gran smalto, ove grande oro abbonda; Ma trascorrendo a vôto il dardo alato Poco le voglie de l'arcier seconda. AMEDEO l'urta; e nel sinistro lato Il brando insuperabile profonda: Gelido a morte singhiozzando ei geme: Con piè veloce il vincitore il preme.

Si batte con deliberato coraggio, fere, rovescia, uccide e stermina, ma se qui il nemico piega, invadono altre schiere vincitrici il Castello. Allora ode tuonare la voce di Stefano: Sia preso, ma niuno osi vestirsi dell'ira mia, in quel petto fere solo il mio brando, beve sola la mia vendetta.

105 Il cavallo del Tartaro, ch'aborre la spada che fischiando cala d'alto, al suo signor con suo gran mal soccorre, perché s'arretra, per fuggir, d'un salto: il brando in mezzo il capo gli trascorre, ch'al signor, non a lui, movea l'assalto. Il miser non avea l'elmo di Troia, come il patrone; onde convien che muoia.

Al santo amplesso, Che in una morte e in un amor vi serra, Tragge Italia gli auspicî. Il brando ha cesso A la guaína, e cinta Sol di virtù suoi baluardi atterra. Regna Amor l'alme, Amor varca gli abissi, Penetra il mar: cade al suo soffio estinta L'ira dai petti; e, al pari Che nei confusi mari Vedi gl'istmi cader squarciati e scissi,

E fama narra che la pia Sibilla Per le italiche sponde ramingando, Molle sovente avesse la pupilla Sui rei trionfi dell'estranio brando: Chiesta venìa talor se una favilla Prevedesse di scampo, e come, e quando; Ed allor rispondea più corrucciata: «Stirpe forse vegg'io dal fango alzata