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Aggiornato: 19 maggio 2025


Che ne sapete voi, caro Boutet, che non siete mai stato in Sicilia? Come potete giudicare che i veri siciliani siano questi e non gli altri da noi descritti? Con che giustizia decidete che noi abbiamo badato piuttosto ai giubbetti ai fioretti e che nelle anime non abbiano guardato, se vi mostrate così ignorante di questa stessa riproduzione artistica voluta confrontare con la realt

Le Cronache drammatiche, apparse ieri l'altro, somigliano al Moschettiere e alle Vespe in questo soltanto: saranno un opuscolo settimanale scritto tutto da Edoardo Boutet e si occuperanno unicamente di cose riguardanti il teatro. Arrivano in buon punto.

Edoardo Boutet portava qualcosa di nuovo, di speciale nella critica drammatica: la perfetta conoscenza dei misteri del palcoscenico. Di rimpetto a lui, gli appendicisti del lunedì di dieci anni avanti sembravano persone impettite, troppo serie, quasi accademiche. Egli era uno sbarazzino e nello stesso tempo uno che credeva, che si infiammava, e che talvolta arrivava fino ad assumere atteggiamenti apocalittici, fino a far intravvedere che tra la critica teatrale e lui egli supponesse un'assoluta identit

Sono del Boutet più schietto, e di quello che non ha bisogno di scrivere in dialetto napoletano per riuscire efficace e nello stesso tempo divertente. Eh, , mancava! Ed ho fatto tanto di cuore leggendone l'annuncio in una rivista genovese.

Caro Boutet, permettetemi di dirvi che questa non è materia vostra, e che fareste meglio a non buttarvi in tal ginepraio. L'opera d'arte viene quando dee venire, cioè quando c'è l'artista che sa farla; e pare che, a giudizio dei competenti, il Verga e qualche altro abbiano saputo farla, senza preoccuparsi dei Fasci e dell'onorevole De Felice, osservando la Sicilia in istato normale, in istato di sanit

L'articolo, non c'è che dire, è proprio di quelli che sapete scrivere voi, vibrante, scoppiettante, un articolo parlato, una napoletanata alla Boutet, come diciamo noi amici quando vogliamo qualificare le vostre deliziose comiche conversazioni in redazione, al caffè, per le vie.

Si vedeva l'uomo che avrebbe voluto parlare, chiacchierare a suo agio e che non poteva più farlo, perchè il proto gl'insidiava le righe, perchè l'articolo politico, la cronaca, la satira gli contendevano lo spazio. Edoardo Boutet però è un parlatore brioso, delizioso, un conversatore; e il suo dialetto napoletano non forma la minore attrattiva delle sue improvvisazioni familiari. Ha dovuto dire dentro di : Mi si tura la bocca o, per lo meno, mi si trattiene il braccio, mi si lesina lo spazio? Ebbene, io non posso sentirmi soffocare, io voglio sfogarmi. Ho tante e tante cose da dire! Debbo attendere un'occasione propizia che forse non si presenter

Nessuno, io credo, in Italia, è più adatto di Edoardo Boutet a operare questo miracolo. Egli è un topo di palcoscenico. Da anni, sua occupazione e preoccupazione sono stati gli attori e gli autori drammatici. Con franchezza straordinaria, spesso brutale, egli ha detto la sua opinione su tutto e su tutti, ogni volta che l'occasione si è presentata. I suoi articoli nel Corriere di Roma dello Scarfoglio lo misero in vista. La gente che leggeva quegli scritti, si domandava con curiosit

Da quei giorni, molt'acqua è passata sotto i ponti del Tevere. Edoardo Boutet ha sentito anche lui la mortificazione degli anni. Può darsi ma non pare che il vedersi mancare lo spazio e il tempo, per le invadenti necessit

Occhiuzzi beddi! ecco la Sicilia. Con i carusi non si fanno i volumini gingilli e le illustrazioncelle civettuole pe' salottini rococò! Caramba. Non potevo lasciar passare inosservato questo articolo così ingiusto, e nello stesso giornale fu gentilmente pubblicata la mia risposta. Caro Boutet, Ho letto, con due giorni di ritardo, il vostro articolo Sicilia verista e Sicilia vera.

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