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Aggiornato: 4 giugno 2025


I cardinali si eran divisi in due partiti. A capo dell’uno, Matteo Rosso Orsini, e Francesco Gaetani nipote di Bonifazio VIII; che stavano, come andavan dicendo, per la onorevol memoria di questo, e volevano un papa italiano: a capo dell’altro, il cardinale Napoleone Orsini e il cardinal Niccolò da Prato, non felice paciero in Toscana, ambedue partigiani francesi.

Di che poi seguí che la vilia di Natale messer Benedetto predetto fu eletto papa e chiamato Bonifazio ottavo.

Una bottiglia di vino bianco lucido trasparente color dell’ambra animò la conversazione che divenne sempre più animata e briosa. Il maestro raccontava le sue paure al tempo dei Tedeschi, quando cominciò a sospettare che il capitano Bonifazio appartenesse alla setta dei Carbonari. Egli si trovava gravemente compromesso e sognava tutta la notte sbirri, catene, sotterranei, e la forca!

Gli volle molto tempo prima di ricuperare una discreta salute; e quando leggeva sulla Gazzetta di Venezia dei nuovi arresti, sentiva un brivido fra carne e pelle, gli pareva di vedersi in mezzo ai Carbonari, e se li figurava tutti neri, le vesti, il viso, e le mani, e faceva il più solenne giuramento di mai più esporsi a simili pericoli, e per evitare ogni occasione di compromettersi, non voleva più vedere nessuno, e non frequentava che una sola casa, quella del suo vicino, il capitano Bonifazio.

Seguirono per tutto l'autunno fazioni di poco rilievo; quella, tra l'altre, di Bonifazio Castagnola, che pigliò Calizzano e fe' dire alla gente che, non potendo il cavallo, s'era dato a picchiare la sella.

Sorsero dovunque i governi provvisori, incominciarono le pacifiche dimostrazioni, i proclami ampollosi, seguiti da tutte le esitazioni della inesperienza. Il capitano Bonifazio era soddisfatto della caduta del governo straniero, ma desolato delle declamazioni che mantenevano il paese nelle più pericolose illusioni.

Dopo d’aver vagato per monti e per valli, ritornarono contenti del loro pellegrinaggio, e come avevano promesso si ritirarono alla villa Bonifazio, per vivere qualche giorno tranquilli in famiglia, prima di stabilirsi a Venezia.

La prima visita di Gervasio e di Silvio fu fatta al Cimitero, ove portarono una ghirlanda sulla tomba del padre e del nonno. E quando Treviso celebrò nella cattedrale solenni esequie ai martiri della patria, tutta la famiglia Bonifazio assistette alla grandiosa cerimonia.

Tre giorni dopo questo dialogo il maestro Zecchini entrava nella sala di casa Bonifazio, conducendo per un orecchio un giovinotto col naso camuso, coi capelli ricciuti sugli occhi, e lo presentava alla signora:

Andrea aveva prese le abitudini dei Bonifazio, e vi si era affezionato; Maria che sentiva tanto bisogno di non abbandonare la nonna, era lietissima di rientrare in casa della sua famiglia ove era nata, ove aveva tante memorie e tanti amici, ove i bisogni del cuore, e tutte le necessit

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