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Aggiornato: 25 maggio 2025
Rifeci la mia strada passo passo. E con la sua figuretta tutta raccolta, con que' suoi limpidi occhi azzurrini che vivevano ancor tanto allora ch'io la prima volta la vidi che vivevano e sorridevano la signora badessa di Santa Chiara, una Caracciolo, mi accompagnò per la strada piccola ombra rievocata, che mi tenne così compagnia per buon tratto, mentre pur mi pareva di udirmi allato quella tremula voce di bambina...
Che cosa guardate? gli domandò Fausta d'un tratto. La bellezza della contessa pareva scintillare sotto il sole; i capelli neri avevan riflessi azzurrini e gli occhi cilestri esprimevano una dolce ingenuit
Sorrideva, candidamente. In quel punto mi sentii quasi intenerito da quella innocenza pacata e soddisfatta, illuminata, come da un dolce riverbero dell'anima, da due limpidi occhi azzurrini. No, non ponevo, è vero, quell'inconscia virtù in relazione con tante altre della vita, più stimabili, più alte, e non mi pareva di doverne cavare ammaestramento: quella era una forma nulla, una espressione quasi brutale di accontentamento, l'indizio ignaro e pietoso d'una natura inferiore, tranquillamente passiva. Tuttavia quella felicit
Ti avevo vista una sera, tempo fa, non so dove, e da allora ansioso aspettavo... La Notte, gonfia di stelle e di profumi azzurrini, su di me illanguidiva la sua nudit
Occorreva dunque evitarlo, e quando fosse stato necessario, anche rinunziare alle passeggiate sulla spiaggia. Nicoletta vestita di bianco, un gran cappello di paglia ornato di papaveri sulla chioma nera a riflessi azzurrini, ascoltò la discorsa di suo padre freddamente. C'era da tempo, da due anni almeno, un malinteso tra il padre e la figlia.
Un tremito spasmodico le percorreva di volta in volta le labbra, a' cui umidi angoli si raccoglieva una lieve e lucente schiuma bavosa. De' grandi occhi azzurrini nei quali palpitava quell'aura epilettica onde lo sguardo si esprime singolarmente tra il terrore e lo spasimo, entro gli orli arrossati delle palpebre ammiccavano di tanto in tanto, come offesi dalla troppa luce.
È una campagna di Caserta; sorge il sole; una striscia rossa è all'orizzonte, si diffonde in un pallido giallo e finisce in un bianco smorto; i monti lontani sono azzurrini, quelli più vicini di un violetto stinto. Sulla via maestra, bianca, polverosa, dove ad ogni quindici passi sorgono mucchi di brecciame bianco, cammina un lavoratore, scalzo, con le grosse scarpe sospese alla cintura, la zappa sulla spalla e la giacchetta infilata ad un sol braccio; un muricciuolo impedisce la vista dei campi lontani, dove il grano attende il venticello di luglio solo un pino sorge come un uomo tronfio e superbo di sè. Par di sentire il fruscio dei faggi che cominciano ad agitarsi, par di sentire il concerto trillato degli uccelli, pare di veder schizzare le vivaci lucertoline, tanto nervose e simpatiche. Dico, pare; perchè tutto questo è in un acquerello, un gentile acquerello, che mette una nota soave in una orribile camera di citt
Milia diceva al portinaio: Don Angelo, non lasciate salire alcuno. La signorina è rimasta sola in casa. Io vado per un soldo d'aghi e subito torno. La maestrina, che aveva abbandonato il braccio sulla tavola e schiuse le dita dalle quali era sfuggita la penna, sospirò profondamente. I suoi grandi e dolci occhi azzurrini si velarono, stanchi, fra le ciglia.
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