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Aggiornato: 9 luglio 2025


Molti altri si potrebbero citare, come Racine, Bayte, La Mothe, Presset, Riccoboni, i quali enumeravano tutti i pericoli del teatro, e, dolenti di avervi cooperato, opinavano che gli spettacoli potevano abolirsi.

Eppure, aveva tentato ancora di resistere; si era umiliato ai piedi della marchesa Polissena, piangendo, implorando il suo patrocinio. Polissena era stata dura, acerba, imperiosa più che mai. «Vi ho conosciuto, gli aveva detto, e non vi amo; non m'importerebbe punto di avervi per genero, se in faccia al mondo, che ha troppo gi

Alla solita strada polverosa, soffice e piana come il pavimento di un gabinetto principesco, era successo un selciato di pietre druidiche, sul quale, a non inciampare, vi giuro che o bisognava avervi camminato appena fuor delle fasce, o aver compiti molte volte i sette anni.

ALESSANDRO. Su, caminate, andate via. PANFAGO. Vorrei sapere il vostro disegno, io. ALESSANDRO. Il nostro disegno? non lasciarti mai finché tu non muoia appiccato. PANFAGO. Merito questo io per avervi cosí ben servito? ALESSANDRO. Non si trova gastigo che basti a meritar la tua ladreria. Capitano, di grazia, fatelo strascinare, ch'io mi muoio di voglia di vederlo appicato presto.

Stavano all’incontro pe’ Neri molti de’ popolani con a capo Corso Donati; i Frescobaldi, i Pazzi, i della Tosa. Questo rinnovarsi dell’antica lotta, benchè per breve, ma più violenta, non però fece che le sette, invocando i simboli di parte del papa o dell’imperatore, parteggiassero con loro e per loro. I nuovi nomi non furono che una parola d’ordine, cui rispondevano per ravvisarsi le famiglie nemiche. Si accostavano di preferenza a quella fazione d’onde speravano maggior beneficio, o temevano minor danno. Infine, per avervi man forte a schiacciar l’avverso partito escludendolo dagli onori e dai beni della repubblica per ottenerli essi stessi. E infatti, per l’assenza dall’Italia e per l’abbandono dell’imperatore, i Guelfi, non più come un tempo popolari tutti, ma parte ora aristocratici, riuscirono in ultimo a prevalere. E ciò perchè aiutati da papa Bonifacio che da Roma potentemente li favoriva, tanto da mandare un venturiero di Francia a capitanarli, e a far quel gran male che poi diremo. E soprastarono anche per altra ragione. Perchè gli Spini di Firenze che eran banchieri del papa e altri aderenti Neri, allora siccome sempre, nel temporale governo lo circuivano, e volentieri per loro utile lo secondavano. Si ebbe un bel chiedere a Bonifazio s’interponesse a concordia: quella sua indole violenta all’uffizio di paciere non s’affaceva gran fatto. Nondimeno inviò a tal uopo a Firenze il cardinal d’Acquasparta. Inutilmente però. I Bianchi avevan gi

"Illustrissimo signor marchese, diceva quel foglio, la contessa madre vostra è da due mesi in così pessimo stato di salute, che si teme forte non ci abbia a mancare da un giorno all'altro. I continui patimenti l'hanno condotta a così mal punto, ed ora è abbandonata da tutti. Chi scrive sente il rimorso d'affliggervi in cruda maniera, ma lo fa per esortarvi a venir di volo a Milano, a vederla un momento. Ella non fa che nominar voi a tutte le ore, e la disperazione di non avervi a rivedere mai più, è quella che più che altro le va limando la sventurata sua vita; se voi foste qui, non sarebbe forse perduta ogni speranza. Affrettatevi dunque per amore della sventurata madre vostra che va consumandosi di giorno in giorno per voi. Affrettatevi, se avete qualche piet

CAPPIO. Per quanto accorger mi potei, ella altro non bersagliava che avervi per isposo. GIACOMINO. Ella ha compito il bersaglio, ch'io altro non desidero che averla per moglie. CAPPIO. Non so se l'avarizia di vostro padre contenterassi che voi toglieste per moglie una figlia d'un maestro di scola e senza dote.

Contro di me? esclamò la signora tirandosi addietro sulla poltrona ove stava mollemente adagiata, di me? E che vi è da ripetere sul mio conto? Oh! duolmi di avervi dato un dispiacere; nel caso perdonatelo al mio zelo, alla mia inalterabile affezione per voi: non parlo più.

Emilia scrisse le linee seguenti: «È inutile adesso, o signore, il farvi osservazioni sull'affare del quale il signor Montoni mi dice avervi scritto. Avrei potuto desiderare che lo si concludesse meno precipitosamente; ciò mi avrebbe dato tempo per vincere quant'egli chiama pregiudizi, e il cui peso mi opprime il cuore.

«Veda se posso mancare alla mia promessa! Pur troppo temo avervi gi

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