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Aggiornato: 1 giugno 2025
E sorridevano tutte e due beatamente, stringendo le braccia esili contro la vita grossa. Ma poi non c'era proprio altro per dieci miglia intorno. Aspettavo dunque con impazienza la terza visita di mio cugino. Egli non venne così subito e mi fece avere invece un pacco di libri con un biglietto "Vi mando i pensieri che io amo."
È il monte Velino, che divide il territorio d'Aquila da quello di Alba; alla sua base giace il campo di battaglia di Corradino, e più sotto il lago Fucino. A questo punto fui deluso nella mia aspettativa. Mi aspettavo uno specchio d'acqua scintillante ed azzurro, e vidi un lago oscuro per l'ombra del cielo e dei monti, di un grigio-plumbeo confuso.
Acconciatomi in fretta, discinta la spada, camminando su e giù per la stanza, e stropicciandomi le mani, aspettavo cupidamente la chiamata a tavola. Tu fai il moto della fiera nella gabbia poco prima del pasto, osservò mia moglie; ma non ravvisasti nel saluto della padrona una bella e tonda felice notte? Tu mi sgomenti! esclamai. Indi a mezz'ora uscii tentando la via della cucina.
Non risposi. Ordinavo macchinalmente un mucchio di schede ed aspettavo, con una certa nervosit
Sì, ora posso confessarvelo.... Ora posso dirvi tutto, perchè oramai siamo uniti per sempre. Appena voi mi foste presentato ieri sera, io ho sperato quasi in una risurrezione. Aspettavo una vostra parola d'affetto come.... Veramente, in principio, mi avete trattato piuttosto male.
Io, vecchia ignorante, non ho che gli occhi per piangere. Aspettavo che Aminta mi informasse di che si trattava. Ma egli sembrava tanto smarrito che, dopo le prime parole, non aveva potuto tirare innanzi. I suoi ignobili panni di montanaro erano laceri e lordi di fango. Egli è fuori di casa da stamattina e non osa più rientrarvi. Colui l'ha ancora maltrattato? domandai al giovinetto.
Stese la mano al giovine, e gli disse: Sei qui, Enrico? Oh, non ti aspettavo più. Enrico vide negli occhi della fanciulla brillar due lagrime, preziosi gioielli dell'immeritato tesoro di tenerezza, ch'egli aveva racchiuso in quell'anima innamorata. Che hai Elisa?... Tu sei malinconica le disse Enrico mettendosi con lei al davanzale. Ti pare? sclamò sorridendo la fanciulla con molta dignit
Noi ci eravamo seduti di nuovo. I coniugi Folengo occupavano il divano ed io, di fronte a loro, in una poltrona bassa, aspettavo con ritornata angoscia la ripresa della orazione. Ti ho fatto chiamare, disse il signor Folengo, perchè il signor Sergio ci presenta l'opportunit
Quando un'idea lo infiamma nulla vale ad arrestarlo: non ragiona, non vede più. Nondimeno aspettavo che la crisi si risolvesse in qualche modo. Un giorno, improvvisamente, compresi il nuovo pericolo: egli aveva visto il Ginevrino; nel parlarne le sue mani tremavano, i suoi sguardi gettavano fiamme. Compresi che lo avrebbe ucciso, che si sarebbe perduto senza riparo.
Non c'era? C'era! E non l'hai condotto con te? M'ha mandato via! M'ha risposto: «Va bene! Ho sentito!...» Gli ho detto che lo aspettavo giù, con la carrozza; m'ha risposto: «Vattene, torna a bordo, sono buono di venire da me!...» Nonostante, ho aspettato un pezzo.... Poi ho avuto paura che si facesse troppo tardi.... Ho lasciato la carrozza al cancello, ne ho presa un'altra....
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