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Aggiornato: 14 maggio 2025


Loredana entrò nella sua camera da letto, si guardò intorno come avesse sentito tremare il pavimento sotto i piedi; s'avvicinò a un baule per aprirlo; poi si fermò ancora, passandosi una mano sul volto e sulla fronte. Ora partiamo, ella ripeteva. Ora partiamo. Aspettami.

Ma Diana l'attribuiva a ben altro motivo di quello che aveva: immaginava che Enrica, giovanissima, avesse avuto per Roberto qualche simpatia, forse assai viva, e il ricordo di lui forse la amareggiasse. Ma la principessa fu scossa da un gran tremito; si pose un fazzoletto alla bocca ed uscì dalla stanza, mormorando in fretta verso Diana: Aspettami, aspettami!

Aspettami qui, disse all'amico, e corse diviato in casa della vecchia. Questa dormiva: la fece alzare, si fece aprire, ed entrò tutt'agitato. .... Sapete.... disse giungendo le mani, quelle posate.... Ebbene..., Son del Capurbano, il padre di Castrenze.... Misericordia! Ieri seppe che gliele rubò il figliuolo.... Diventò un diavolo dell'inferno, e gli fece confessare che cosa ne aveva fatto.

Infine, dopo una pausa d'angoscia, Emilia dichiarò: È impossibile resistere.... Voglio assicurarmi che dorma.... Aspettami; non muoverti di qui; entro nella sua camera e torno. Gi

Pare impossibile! aggiungeva poi tornato nella sua camera; e costoro si vantano di sottile ingegno! Qual volpe mai non pose industria maggiore a fuggire la tagliola, di questo bandito? Ora aspettami, Olimpio; tu puoi aspettarmi un pezzo; perchè se non viene voglia all'Angiolo di aprirti nel giorno del giudizio, io non verrò di certo. Tu imiterai nella morte lo epicureo romano Pomponio Attico, lo elegante amico di Cicerone. Pare che nel morire di fame si nasconda una certa volutt

Francesco La voce di Teresa Caterina! Caterina Francesco Addio. Caterina Aspettami! Francesco

Quando furono a pochi passi, Battista, deponendo il suo fardello a terra, disse a Lisa: Aspettami qui: io vado per una commissione; in cinque minuti mi sbrigo e poi ti raggiungo. Lisa s'aggrappò al braccio del suo compagno. No, non lasciarmi qui, sola, di notte. Ho una paura maledetta. E di che cosa vuoi aver paura?... Qui a quest'ora non ci passa nessuno... Ti dico che vengo subito.

Io sento un che dice: Vita mia, ben mio, speranza mia, moglie mia cara. Oh! Non posso intendere il resto: mi vien voglia di bussare. Oh! Dice uno: Aspettami. Si debbono voler partire. Odi l'altro che dice: Fa' presto tu ancora. Che che rompon quel letto? Uh! uh! uh! Come si rimena a fretta a fretta! In buona fica, ch'io lo voglio ire a dire alla mamma. ISABELLA, FABRIZIO e CLEMENZIA balia.

FILENO. Eh! va': l'hai per costume questo voler morire. E poi per chi? Una fraschetta, che, chi la strizzasse tutta, non n'usciria tanto di buono che te n'ungessi un'unghia. Filocrate viene a parlare a Calonide; e riman seco di sposar Lúcia di corto. CALONIDE madre, FILOCRATE giovane, LÚCIA figliuola, GIRIFALCO. CALONIDE. Chi è giú? FILOCRATE. Io sono. Aprite. CALONIDE. Aspettami, figliuolo.

Tacque nuovamente; a poco a poco l'espressione del suo viso mutava, diventando chiusa e dura, come se uno spasimo contraesse i muscoli del bel volto giovanile; la fronte bianca e fresca fu solcata da una ruga, e le labbra si strinsero, mostrando agli angoli una piega di disgusto. Ella s'alzò. Aspettami, disse. Mi svesto, indosso il mio vestitino nero, e poi partiamo!

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