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Aggiornato: 22 giugno 2025
La sala da giuoco apriva le sue belle invetriate sovra un ampio terrazzo, dal quale tutto il golfo appariva, sino al termine della incurvata Concha. Era il terrazzo dove si rifugiavano i perseguitati dalla disdetta o gli accesi dall’amore.
Alle nove, rispose il portiere. Gioconda si domandò invano che cosa pensasse. Le due camere da letto erano contigue, Gioconda udì che Folco apriva il baule; poi dal fruscìo capì che ne levava delle carte, e da un certo giro di chiave, che apriva una busta di pelle in cui eran chiusi i suoi manoscritti. Ella conosceva bene quella busta.
Era una vasta camera, in fondo alla quale si apriva un'alcova, dove stava il letto conjugale. Due sole porte erano in quella stanza; l'una comunicava col resto della casa per un andito, nel quale a pochi passi era l'uscio della camera del padre: l'altra porta metteva nelle due camere in cui dormivano i bambini. Matilde spense il lume e cercò dormire, ma il sonno fu ribelle.
«Tutto questo mi passò in mente nell'atto ch'ella apriva la porta, e con un movimento rapidissimo nascosi il fiore. Ma nel fare codesto arrossii vivamente.
Una bellissima signora bresciana, proprio quella dei «più begli occhi d'Italia», apriva in quel giorno la marcia. Giunta al letto di Aminta, entrò nella stretta, si avvicinò al suo capezzale, e gli domandò con la sua vocina soave come avesse passata la notte. Sognando di Lei; avrebbe risposto il 153.
Dinanzi si apriva allo sguardo la scena interminata del mare; laggiù sotto il maschio i baluardi con qualche sentinella che passeggiava col fucile sopra la spalla, più in fondo la darsena che in quel momento pareva deserta; i galeotti erano fuori al lavoro. Curzio non poteva capire donde e da chi gli fosse stato lanciato quel dispaccio aereo.
Divagavo in questi pensieri, quando lo scricchiolare d'una gelosia mi fece alzare la testa. Una finestra al terzo piano del palazzo si apriva lentamente: C'è un guardiano... dissi fra me. Le gelosie rimasero semichiuse durante una mezz'ora, poi vennero spalancate d'un tratto, ed una donna vestita di bianco apparve davanti i miei occhi... era la contessa Savina!...
In quel momento, quasi a smentire l'assertiva del carceriere, un lungo, penoso gemito uscì da una segreta vicina, la cui porta si apriva appunto in quel camerone, dov'era Petronio. Chi è? cos'è stato? esclamò egli. Sar
Ulrich non vi badò. Anzi, nella sua mente s'intrigavano, si complicavano sempre più mille forme, mille congegni. Fece un uccellino che apriva le ali, gonfiava la gola e cantava. Il direttore lo ammirò, ma non molto; fece qualche difficolt
Non disse altro; pur comunque si adoperasse a nasconderlo, egli era inquieto, crollava ogni tanto il capo, come cercando nel buio, si muoveva, apriva la bocca per parlare, taceva. Conducimi a spasso disse poco dopo. Ernesta gli offrì l'omero perchè vi si appoggiasse e lo menò in giro per le camere, finchè egli disse: Basta.
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