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Aggiornato: 22 giugno 2025


A rettificare le inesatte dicerie che si sparsero sul mio conto, e ad agevolare il cómpito de' miei futuri biografi, narrerò qui sfacciatamente e colla maggior schiettezza, quale è stata la mia carriera di cantante. Prima di produrmi sulle scene, io aveva studiato o finto di studiare a Pavia, sotto la direzione di un maestro Valentini, i primi rudimenti della musica; quindi, nell'Istituto Tadini di Lovere, avevo appreso a raschiare di mal garbo il contrabasso, e a vociare nelle chiese della provincia Bergamasca i motetti del Mayr e del Bonari. I miei esperimenti musicali si chiusero a Lovere con una farsa abbastanza comica, vale a dire con un grottesco concerto da me organizzato nella gran sala dello Stabilimento Tadini nel luglio del 1845. A tale concerto fa allusione il Donizetti in una sua lettera alla signora Basoni, inserita nell'epistolario stampato in appendice a quell'interessante volume di Notizie e Documenti che fu edito a Bergamo nel settembre del 1875, Gli abitanti di Lovere non hanno ancora obliato quella esecuzione, alla quale presero parte tre cantori girovaghi da piazza, da me reclutati a Brescia e presentati al mio buon pubblico quali artisti di cartello. Quella notte corsero delle sassate per le vie. Da Lovere passai a Milano, dove attesi a darmi buon tempo in compagnia delle più matte brigate; ma al cominciare del verno, presi risolutamente il partito di sfidare i cimenti della scena e segnai un contratto di cinque anni coll'impresario Boracchi in qualit

Questi, appreso oramai che roba fosse il loro primo, volevano corrergli dietro, perchè il brigante fuggiva come un lepre. Alberto li ritenne, supplicandoli di lasciarlo andar via tranquillo. «Vuolsi far scandalo per assassinar l'onor di una dama, diss'egli con voce soffocata. Non l'avete udito? desidera un processo in polizia correzionale?

Nell'articolo Sicilia verista e Sicilia vera, invece avete voluto parlare di cose che ignorate affatto, o che avete appreso a orecchio; e se la forma per parecchi lettori, ignari come voi, può far passare il contenuto, non può bastare per me, che vi siete compiaciuto di tirare in ballo.

Padre mio, rispose Bambina arrossendo, ciò che voi dite è forse esatto; perocchè io discutevo in me stessa, in questo momento, se non andrei a vedervi in giornata. Una grande sventura si abbatte sul mio capo. Che sventura, figliuola mia? Mio fratello è arrestato. L'ho appreso ieri. Lady Keith me ne informò, ed io veniva appunto a portarle una risposta.

Mi avete insegnato a parlare e ne profitto per maledire. Che la peste rossa vi uccida per avermi appreso il vostro linguaggio. Mal seme di strega, via di qua! La legna arrecaci e sii pronto, se mi credi, che c'è nuovo lavoro. Scuoti le spalle, o maligno?

»Il cavaliere dell'Isola, che tutti credevano perito in una guerra lontana da più di trent'anni, morì invece molto tempo dopo. Si era ammogliato; lasciò un figlio ed una figlia. Essi sono venuti da me, dopo aver appreso la morte di vostro padre, per mostrarmi le carte lasciate da mio nipote, il cavaliere dell'Isola, e che in modo indiscutibile attestano la loro identit

Uomini esperti in opera di canto e di stromenti armonici dilettavano l’animo del signore e della sua donna, serenavano le veglie, suscitavano gioia nei conviti. Un unguentario componeva profumi. Un monaco, che tra una gente d’Arabia aveva appreso ad usare le virtù dell’erbe, coltivava i semplici, e nei vegetali indigeni in vano cercava da tempo un succo che rompesse la sterilit

I pochi che lo ignoravano come romanziere, avevano appreso ad amarlo e a riverirlo come difensore della vittima del più indegno delitto che abbiano mai commesso il militarismo, la politica, la intolleranza religiosa. In certi momenti, i più gravi interessi delle nazioni erano diventati meschina cosa di fronte alla titanica lotta da lui combattuta.

Anzi! Ed ebbi la forza di ringraziarlo con una stretta di mano. Ero così sconvolto, che, accompagnatolo fino all'uscio, tornai nel mio studio, e presi macchinalmente a rassettare i libri e le carte della scrivania, quasi non avessi altro da pensare e da fare. E quando cominciai a destarmi da quello stordimento non sapevo se avessi dovuto rallegrarmi o dolermi di ciò che avevo appreso.

Che se il sig. Boncompagni non voleva leggere il Vangelo, ti dia la peste! avesse almeno letto il proemio al lib. 3. delle storie del Macchiavello, che ci avrebbe appreso come le contese tra popolo, e nobili augumentassero Roma però che vi definissero con una legge, mentre all'opposto nabissarono Firenze dove si terminavano con la morte, e l'esilio dei cittadini.

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