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Aggiornato: 8 luglio 2025


BALIA. Ti ringrazio infinitamente e del dono e del buon animo che mi porti: dammi pur occasione di poterti servire, ché l'arò caro. Ma io non so dove sia per riuscir questo tuo amore. AMASIO. Se tu prometti voler servirmi e aiutarmi, ti manifestarò cosa che forse nol pensi. BALIA. Chi non servisse a te non servirebbe all'istessa cortesia. AMASIO. Ti prego ad essermi secreta.

Questo voler ascoltar con l'orecchie sue e voler chiarirsene con gli occhi suoi è un certo che di voler tacciarmi di mancamento di fede, e io conosco al volger degli occhi che ha non so che contro di me. AMASIO, CINTIA, ERASTO, LIDIA, BALIA di Lidia. Ma bisogna ingannarlo, e se l'inganno non mi riesce, son rovinata.

ERASTO. Come maschio? non l'ho io avuta in braccio cinquanta volte? PEDOFILO. Io per non rompermi con te tutto oggi il capo, avendoti manifestato quello che importa piú, vo' manifestarti quello che importa meno. Amasio, va' dentro insieme con lui e fagli conoscere se sei femina o maschio. AMASIO. E mi comandate cosí, padre? PEDOFILO. Cosí ti comando io. AMASIO. Venite dentro. ERASTO. Volentieri.

AMASIO. Perché ti ho sofferto troppo, sei fatto cosí insolente; chi sei, olá? fatti innanzi! CAPITANO. Costui non dice a me, ché se sapesse chi sono tremerebbe dal capo alle piante. AMASIO. A te dico, capitano, se sei uomo da bene fatti innanzi! CAPITANO. Non fui, non sono voglio essere uomo da bene. CAPITANO. Ma tu chi sei? AMASIO. Son chi vuoi tu che sia, quel Cintio che desiavi.

AMASIO. Signora mia, questo richiedermi del giuramento è una occolta maniera di notarmi d'infedeltá: perché non posso mostrarvi se vi amo o no, perché, conoscendomi voi modesto, stimarete ciò faccia costretto dal giuramento. BALIA. Credegli, figlia, credegli, ch'io verrò teco in compagnia, ché non dandovi la fede cosí da presso non vi manterrá quanto v'ha promesso. LIDIA. Ecco, ne vengo a voi.

LIDIA. Come può amarmi se sa ch'io amo altrui? AMASIO. È tanto l'amor sviscerato che vi porta che, sapendo che voi non siate vostra ma d'altri, non lascia far cosa per liberarvi dall'amor di questo ingrato di Cintio. LIDIA. Come sapete voi che m'ami? AMASIO. Ragionamo spesso de' vostri amori. LIDIA. L'ho veduto io mai? AMASIO. Come avete veduto me. LIDIA. Ha ragionato meco mai?

BALIA. Giurerò, se cosí vuoi. AMASIO. Conosco la prontezza dell'animo: la tua promessa mi basta. Balia mia, se ben ho questi panni di donna attorno, io son maschio di dentro.... BALIA. Io arei giurato prima che me lo dicessi che cosí fossi, vedendo che incontrandoti con Lidia impallidivi, arrossivi e inspiritavi.

Menti d'una mentitissima, arcimentita, arcimentitissima, mentitissimissima, missimissima mentita! Tu sei un di quei che vogliono essere uccisi per forza; ed io ti sodisfarò, ché ti darò il castigo con questa spada temprata nel sangue de' rodomonti. AMASIO. Toglici questo! Tu chi sei? AMASIO. Son io. AMASIO. Son Cintio al tuo comando. AMASIO. Chi è questo altro tuo amico? AMASIO. Ancor tu sei qui?

BALIA. Alla chiesa: ché mentre Lidia sta ascoltando la messa, m'ha imposto che le facessi un servigio qui presso; e torno ora a lei. AMASIO. Aspetta un poco, di grazia, ch'io cali giú, ché mi facci compagnia alla medesima chiesa per ragionar un poco con Lidia e per ascoltar ancor io la messa. AMASIO. Balia, se t'indovino il servigio che Lidia t'ha inviato a fare, m'accetterai tu la veritá?

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