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PEDOFILO. Or di quel parentado che voi me prima ricercavate, io ne ricerco voi; e dove volevate dar Erasto ad Amasia mia, or vorrei dar Amasio a Lidia vostra.

BALIA. Accetterò da vero. AMASIO. Qualche ambasciata a Cintio, eh? BALIA. Quello istesso. AMASIO. Ben, che buona risposta tu le rapporti? BALIA. La solita d'un insipido, d'un disamorato, d'un uomo di legno. AMASIO. O amor ingiusto, non amar Lidia che l'amarebbe l'istesso Amore! Balia mia, perché non ti adopri che amasse ella cosí me come ama Cintio? BALIA. Certo che ti ama piú che sorella assai.

Orsú vieni, ché non vo' che tu muoia per mia mano: la mia vendetta sia la tua vita infame: sopravivi alla tua codardia! Questa è la casa di Lidia; vo' fare il segno: fis, fis. BALIA di Lidia, AMASIO, LIDIA, DULONE. BALIA. Cintio mio, sète voi qui? AMASIO. ben, balia mia cara. BALIA. Lidia, Lidia figlia, che badi che non corri a ricevere il tuo Cintio? LIDIA. Cintio, anima mia, dove sei?

CAPITANO. Se sei Cintio, non vo' nulla da te: che occasion mi desti di adirarmi mai teco? AMASIO. Desiavi le compagnie di tedeschi, di sguizzeri, di genti d'arme per azzuffarti con loro; or temi di me solo. CAPITANO. Tu non sei compagnie di svizzeri di tedeschi. Vien qui con un essercito e ti porrò in vero quanto n'ho detto. AMASIO. Fatti innanzi, ti dico.

MITIETO vecchio servo di Arreotimo CINTIA giovane innamorata sotto abito di maschio Balia di Lidia AMASIO giovane sotto abito di donna PEDOFILO padre di Amasio SINESIO vecchio padre di Erasto e di Lidia LIDIA innamorata ERASTO innamorato DULONE servo di Erasto Capitano Balia di Cintia ARREOTIMO padre di Cintia. La favola si rappresenta in Napoli. MITIETO vecchio, CINTIA sotto abito di maschio.

AMASIO. Se volete questa será al vostro comando, bisogna me ne abbiate obligo alcuno, ché ho piú a caro servirlo che voi, o esser servito; del venir a veder recitar la comedia non posso prometterlo, ché tra noi donne vogliam far maschere questa sera. CINTIA. Ma quando io vi reservirò tanta grazia? AMASIO. Farei altra cosa per amor vostro. CINTIA. Vorrei un'altra grazia da Vostra Signoria:...

AMASIO. Cosí faremo: entriamocene in chiesa. PEDOFILO, SINESIO, vecchi. Faccia Iddio che questa amistá che ha preso con Lidia non lo conduca a qualche mal passo, ché, se non m'inganno, mi par che n'arda fieramente. SINESIO. Pedofilo Pedofilo! di grazia non partite cosí tosto, perché ho da ragionarvi d'un negozio. PEDOFILO. Che negozio avete voi meco degno di tanta fretta?

AMASIO. Giá essendo acquietata e pacificata la parte guelfa lo potrei far liberamente, e mio padre ha giá deliberato di publicarlo. Ma chi sa se fratanto lo star cosí vestito da donna mi potrebbe esser giovevole in questo amore!

AMASIO. Anima mia, perché conosco il vostro amor non da scherzo ma degno d'una persona come voi sète, con le ginocchia del core e dell'anima chine ve ne cerco perdono, pregandovi che siate cosí intiera padrona di me come io tutto mi vi dono per servo.

AMASIO. Comandate liberamente. CINTIA.... che quando mi mandate le vesti, me le porgeste per quel vicolo con una pertica e che non le faceste veder per la fenestra sopra la porta senza gelosia;... CINTIA.... accioché le genti vedendole non pensino alcun male.... AMASIO. Farò quanto da voi mi vien comandato. Ma non so che altra cosa ha detto piú bassamente.