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Aggiornato: 10 maggio 2025


L'usciere, che aveva lasciato la porta aperta, fece un cenno. Altri due uscieri entrarono: e cavarono da due armadii le toghe dei magistrati. Il prigioniero è sceso? domandò il presidente all'usciere capo, mentre questi gli legava con molta diligenza le facciòle.

Signori, sono pronti? interrogò il presidente. E visto che tutti avevano infilato la toga, aggiunse, rivolto al capo usciere: Dunque, possiamo andare! Prendete! disse all'usciere l'auditore Pantellini, relatore nella causa, tendendogli, con un gesto molto brusco, un grosso fascio di fogli.

Sta per incominciare la seduta. Non posso. Così disse monsignore; poi parve che gli sopravvenisse un pensiero, che gli fece mutare risoluzione. Fe' cenno all'usciere di ristare; si accomiatò dal giudice processante e dall'avvocato, e si avviò verso la sala delle udienze private. Una vecchia lo aspettava infatti.

Venga qua, venga qua, signor Prospero! disse il sottoprefetto, apparendo sulla soglia, senza dar tempo all'usciere di introdurre il visitatore. È tornato finalmente! Tornato, come Lei vede. E interrogato dal sottoprefetto, il signor Prospero Gentili, raccontò, fin dove sapeva lui, il come e il perchè della improvvisa deliberazione di sua nepote. Eh! non glielo dicevo io, signor Prospero?

Oh, il Vharè si sarebbe guardato bene, per esempio, dal confidarle che gli era minacciato un protesto e che pranzava a credito. Dinanzi all'usciere e all'appetito, i debiti, anche per una duchessina sentimentale, diventano borghesi e non hanno più nessuna attrattiva.

Soddisfece il Guerrazzi in compagnia dei colleghi o solo al mandato a loro commesso dal Parlamento toscano? certo lo soddisfece, e così giudico non per opinione mia, bensì per testimonianza giurata di parecchie centinaia di cittadini uditi nel processo, cominciando dall'Arcivescovo, fino all'usciere; anzi non mancarono anco quelle degli stessi Ricasoli e Corsini; e i Ministri d'Inghilterra e di Francia gli resero giustizia; di fatti il tribunale condannando il Guerrazzi disse così: «che dai resultati del dibattimento orale veramente non compariva colpevole, ma che i giudici potevano formare in altro modo la loro convinzione; e come erano convinti ch'ei fosse reo, così lo condannavano...!» Eh! non fa anco una grinza. Se non avessi letto io con questi occhi la sentenza, ed altri me la avesse riferita, gli avrei detto: chetati campana del bargello! Ma l'andò proprio come la conto. Che queste cose si facciano lo capisco anch'io, ma che le si abbiano a mettere in iscritto io non me ne so capacitare, molto più dopo che fu smessa la corda. Per me farei Pasqua se mi riescisse attribuire cotesta razza di sentenza alla sperticata ingenuit

Giovannino, rispose volgendosi all'usciere, conduci qua don Saverio; digli che... Spicciatevi, interruppe il maggiore. Va, figliuolo, digli che venga subito. Signori illustri, io ho servito la patria, mi spetta la giubilazione con paga intera. Lor signori non vorranno cacciarmi sulla strada con sette figli. Evviva sempre Garibaldi!

Scusi, dice con voce commossa all'usciere, dove mi posso sedere? Si metta pure dove crede lei, chè tanto, a queste sedute, non viene quasi nessuno. Grazie. Di niente, s'immagini.

Il fatto che le molle fossero due, mentre erano sembrate una sola all'usciere, lo rallegrò invece di fargli pena. Pensò subito che fossero due cambiali precettabili. Se sono pagherò o tratte protestate è meglio, ma fossero anche citazioni, io sono agli ordini tuoi; non pagherai altro che le spese vive. Grazie, ma non è questo; io vengo da te unicamente perchè ho bisogno di due cose...

All'orologiaio di Piazza Castello, o all'usciere Ippolito, o a zio Bortolo macellaio? L'orologiaio apriva il negozio di Ponte Vetero alle ore otto in punto, l'usciere andava in tribunale non mai prima delle nove, e fino a quell'ora il negoziante di buoi arricchito dal macello non si moverebbe dal suo letto. Erano le cinque in punto; e recarsi a casa dei suoi cugini a quell'ora mattutina a chiedere un prestito di mille lire, non parve a Giusto molto prudente; se ne andò allo studio a riflettere meglio. Con la tavolozza in pugno, buttando qua e l

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