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Aggiornato: 10 giugno 2025


Arrivò vicino all'avversario e gli puntò la pistola alla gola. Involontariamente Gervaso fremette, ma tenne fermo. Signor conte, in nome di Dio, volete assassinarlo! gridò il medico. Ho due palle nel ventre, rispose il conte con urlo feroce, posso adunque restituirgliene una.

Lo sapevo, rispose in modo urbano ma secco, mentre cercava ancora un sotterfugio per evitare la mossa, senza darsene precisamente ragione; ma i pezzi toccati erano due, bisognava giuocarli tutti e due: il codice del giuoco parlava chiaro; non era possibile altro passo che l'arroccamento. Anderssen si arroccò alla calabrista, come dice il gergo della scienza, cioè pose il re nella casa del cavallo e la torre nella casa dell'alfiere. Poi piantò gli occhi nel volto del nemico. Il negro, fatta che vide la mossa tanto sperata e tanto attesa, tornò a fissare più intensamente che mai l'alfiere segnato, ed acceso dalla emozione e dalla sua natura tropicale, non si curava anche di temperare gli slanci della sua fisionomia. Correva su e giù coll'occhio dall'alfier nero al re bianco, facendo e rifacendo venti volte la stessa via quasi volesse tirare un solco sulla scacchiera. Anderssen vide quelle occhiate, le seguì, notò l'alfiere, indovinò tutto; ma sulla sua faccia non apparve un indizio solo di quella scoperta. Del resto Tom non guardava mai l'Americano; era sempre più invaso dall'idea fissa che lo dominava, Tom in quella stanza non vedeva che una scacchiera, in quella scacchiera non vedeva che uno scacco: fuor di quel piccolo quadrato nero e di quella figura d'ebano, nessuno e nulla esisteva per esso. Coi pugni serrati s'aggrappava agli ispidi capelli, sostenendosi così la testa, appoggiato coi gomiti alla sponda del tavolo; la pelle delle sue tempia, stiracchiata dalla pressione che facevangli i polsi delle due braccia, gli rialzava l'epiderme della fronte; le palpebre, in quel modo stranamente allungate all'insù, mostravano scoperto in gran parte il globo opaco e bianchissimo de' suoi occhi. In questo atteggiamento stette maturando il suo colpo per ben quaranta minuti, immoto, avido, trionfante; poscia attaccò; prese una pedina all'avversario e gli offese un cavallo. L'Americano aveva previsto il colpo. Il fuoco era incominciato. A quella prima scarica rispose un'altra dell'Americano, il quale prese la pedina nera ed offese la torre; cinque, sei mosse si seguirono rapidissime, accanite. La vera lotta principiava allora. A destra, a sinistra della scacchiera vedevansi gi

Però ei stesso non evitò, abbenchè lieve la ferita, e sentendosi scorrere il sangue, fu sopra all'avversario, il rovesciò, e brandendogli il ferro sul viso gli intimò con terribil voce di darsi vinto.

Ma noi abbiamo bisogno di fare, di tratto in tratto questioni di lana caprina; abbiamo bisogno ed è peggio di arruffare le discussioni più semplici, scambiando le carte in mano all'avversario, e scambiando i termini della discussione perchè il nero sembri bianco e il bianco nero. Così arriviamo a non intenderci più.

Sicuro, gli occhi! proseguì Lorenzo, guardando sempre fissò l'Alerami. Ad ogni partita che un giuocatore vince, cava un ferruzzo leggerissimo, e fa con gran maestria saltare un occhio all'avversario. Ella capir

Guai se mi tocchi! e prima ancora che il barone avesse idea di nuocere, il temperamento del giovane la vinse sulle ragioni della prudenza, perchè a un tratto fu visto strappar di mano all'avversario, romper la bacchettina e buttargliene in viso i mozziconi.

In tutti i modi Donato è riconoscente all'avversario, e nella sua miseria trova ancora un sorriso da spendere; l'altro prosegue: «Ecco, se mai volesse aspettare un altro giorno fortuna migliore, ed intanto desistere, perchè non è forse prudente quanto immagina l'ostinarsi, anzi nossignore, non è prudente niente affatto... io s'intende, sarò a sua disposizione domani, doman l'altro, quando crede....

Be' disse il capo-stazione intervenendo a che punto siamo? Sciocchezze, sciocchezze! Capo-treno, dia la partenza. Io rimango disse il vecchio, immobile, , coi suoi occhietti irosi fissi sull'avversario. Io parto disse il giovane, arrampicandosi, ma con la testa rivolta all'avversario. Del resto, sa, se vuole riparazione...

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