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Aggiornato: 21 giugno 2025


Vide Ugo, si avventò su di lui, supplicando ansiosissima e dolorosa: Siete ferito? Siete salvo? e buttò via il panno dal capo, lo raccolse per farne una fascia, sollevò la faccia a Dio. Era madonna Imilda! Quella vicino la casa di Agnese. Ugo non credette e lanciò innanzi le mani, come per stracciare una nebbia, gridando: No! È crudelt

E per tutto quel giorno la signora fu buona coll'Agnese, e ogni momento volea darle da mangiare. Ma poi, dopo pranzo, tutto quel calore si raffreddò; cominciò a stringere le labbra e a rannuvolarsi, brontolando che «non bisognava abusare del buon cuore dei padroni». Agnese, ecco il guaio, aveva pregata la Contessa di lasciarla restar in casa per quella sera.

Agnese, colla voce debole debole, ringraziò ancora il signor Conte, mandò un bacio a Rosalia, e domandò perdono di «tutto» alla signora Contessa. Ma a questo punto le viscere della Portomanero si commossero in modo straordinario e finì col fare i lucciconi.

Si inchina profondamente, e resta curvo davanti a lui, come piegato da un obliquo sospetto che ora gli nasce e che gli fa aggiungere, quasi suo malgrado, in tono minaccioso: Se non è partita da voi l'oscena voce che la mia santa madre, Agnese, abbia illeciti rapporti col vescovo Enrico d'Augusta! No... da me, no... No, è vero? Infamia! Lo squadra un po' e poi dice: Non ve ne credo capace.

Agnese stese la mano per pigliarla, la contemplò qualche tempo in silenzio, poi alzò gli occhi al cielo, e recitò sottovoce un'orazione; quand'ebbe finito, restituì il ritratto ad Emilia. «Tenetelole disse, «ve lo dono, e credo che ne abbiate diritto; la vostra somiglianza mi ha colpito sovente, ma fino a questo momento non aveva turbata tanto la mia coscienza.

Restò qualche tempo nell'atteggiamento dell'orrore: i di lei sguardi erravano per la camera, come se avessero seguito qualche oggetto. Una monaca la prese dolcemente per la mano onde condurla fuori. Suor Agnese si calmò, mise un sospiro, e disse: «Esse sono sparite, , sono sparite. Ho la febbre, e non so quel ch'io dica. Talvolta mi trovo in questo stato, ma presto passa. Fra poco starò meglio.

Finalmente, un giorno, uno degli uomini si risolse di pigliar moglie. La mamma s'era fatta vecchia e rifinita e Agnese sola non bastava a far le sue veci. Ma per altro, quando sarebbe entrata in casa una donna giovane e forte da metter sotto a sfacchinare, l'Agnese sarebbe tornata a essere un soprappiù. Perciò la mamma, prevedendo nuovi tormenti e sperando così di formare la felicit

E si mantenne in questa buona disposizione per tutta una settimana; durante la quale Agnese fu lodata, vezzeggiata, tenuta di conto, come una cosa rara.

Ma per altro, in mezzo a que' cattivi, c'era di buono, oltre la mamma e Parigi, anche il cugino Menico: un ragazzetto di pochi anni più grande di Agnese. Ed anzi, qualche tempo dopo, quando il piccolo spaccalegna si ruppe una gamba cadendo da un abete, restando egli pure tutto il giorno rinchiuso insieme colla bimba, cominciò proprio a volerle bene.

Alle prime parole, udendo che la mamma era tanto ammalata, Agnese rimase istupidita, poi cominciò a tremare, a tremar tutta come se avesse avuta la febbre, e mentre la padrona finiva appena di parlare, mandò un grido acutissimo e cadde che parea morta, per terra. La Contessa, per , si spaventò parecchio e anche lei si diede a strillare, con quanto fiato aveva in corpo.

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