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Aggiornato: 21 giugno 2025
«Hai fame, Agnese?» domandò dopo un poco. La bimba, vergognosa, e con un affanno che le levava il fiato, rispose un monosillabo inintelligibile. «Oggi mangerai le papparelle al sugo: ti piacciono le papparelle?» «Sì, signora Contessa».
Le foglie secche ammorzarono il romore dei miei passi e quando, in portineria, passai davanti a Maria Agnese ella si levò per aprirmi e s'inchinò mentre uscivo: Ave Maria mormorò, sorridendo.
«Agnese, signora Contessa...» «Brava: è un nome che mi piace. Ricordati, che se sarai savia, non avrai in me una padrona dispotica, ma troverai invece una buona mamma».
Agnese intanto si faceva sempre più smunta, sempre più magra e sbalordita. Sfacchinava dalla mattina alla sera; era sfinita, ma non riusciva mai a contentare la signora. In verit
Suor Agnese ricadde, e parve spirare, Emilia, non potendo reggersi s'appoggiò al letto; la badessa e l'assistente s'affrettarono a soccorrere la derelitta. Emilia voleva parlarle. «Zitto,» disse la badessa, «il delirio è finito essa sta alquanto meglio. Sorella, è un pezzo che si trova in questo stato?
Infatti, la quiete non fu turbata; ed anche il 12 aprile, anniversario del ritorno dall'esilio del Pontefice ed anche del suo scampo miracoloso dal crollo della sala a S. Agnese, fu festeggiato, come al solito, con la luminaria, e trascorse tranquillo.
La piccola Agnese non aveva mai avuto fortuna. Prima che nascesse, il babbo suo, gi
La sera, prima che la famiglia uscisse in gala per recarsi al Caffè d'Europa, la piccola Agnese, che serviva in casa da sguattera, da cuoca, da cameriera e da bambinaia, veniva sempre lisciata e vestita di tutto punto dalle mani stesse della contessa Orsolina, che si assoggettava, non senza dispetto, a quella disgustosa operazione, pur di tener alto il decoro della casa. È da sapersi poi che la Contessa la chiamavano tutti Orsolina, col diminutivo, soltanto perchè ciò le faceva piacere; ma, in verit
Ildebrandino, cogliendo il momento che Oberto non vedesse, chiamò a sè, in una torre, i figli del vecchio Federigo e di Agnese, e loro disse: Ritornate su alla montagna e portatemi per domani le nuove di Imilda. Oberto che era nella corte, da un pezzo meditabondo, vedendo partire i due fratelli, credette che si recassero dai vassalli cogli ordini per la notte: domandò loro: Dove andate?
Piange!» continuò a brontolare la signora, che aveva incominciato a far la treccia, movendo in fretta le dita grosse, coperte dagli anelli d'oro, con un moto che pareva meccanico. «Piange, povera vittima!» e per ischernire Agnese prese a farle il verso, sforzando la voce aspra, fessa, a una cantilena piagnucolosa.
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