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Aggiornato: 15 giugno 2025


Sull'orlo di un lago bizzarro che io amo, verde ai due capi, sottile e torto per sinuose gole di colli selvaggi e di montagne tragiche, sereno a mezzo il corso nell'arco di un golfo idilliaco, si affaccia allo specchio maggiore delle acque una densa e signorile corona di ombra. Sovente per le vie solitarie di quell'ombra fui preso dal senso di una bellezza che più si prometta di quanto si sveli.

A qualunque dallo spettacolo della patria guasta, corrotta, inceppata da pessime istituzioni, è suggerito il pensiero di porvi e proporvi rimedio, si affaccia innanzi a tutte una via: quella di torlo altrove. I più dagli ordini che reggono la contrada nativa ritraggono lo sguardo all'Europa, finchè trovino una terra dove un principio contrario o diverso domini le istituzioni; trovato, lo afferrano come

Non mi tocca riferire gli avvenimenti, altronde ben noti, di cui fu teatro il Piemonte in quel tempo. Mi basta indicare l'aiuto dato dalle truppe austriache al re di Piemonte; e la parte che esse ebbero nel ristabilimento dell'antico ordine di cose. Il re di Piemonte spietatamente si ricattò sopra i suoi sudditi della debolezza de' suoi mezzi, per cui era astretto ad invocar forze dall'Austria. Questa poi, paga di occupare, benchè momentaneamente il Piemonte, paga del male esito delle macchinazioni dei rivoluzionari, e della cognizione acquistata degli accordi tra i sollevati piemontesi e i malcontenti lombardi, paga, infine, di vedere il re, suo protetto, arrischiarsi sulla sdrucciolevole china dei supplizi capitali e delle confische, astenevasi da ogni provvedimento di tal fatta, ostentando così clemenza e dolcezza. Alcuni mesi di tal guisa trascorsero, dopo i quali il re di Piemonte parve desiderar la partenza delle truppe austriache, e ne fece domanda, che fu incalzata da quelle degli altri sovrani d'Europa, sospettosi forse che la dimora delle truppe austriache in Piemonte si protraesse oltre il dovere. L'Austria però non intendeva a ritirare presto le sue soldatesche. E giova qui notare quanta importanza pone l'Austria nelle brevi sue occupazioni delle varie parti del territorio italiano. Non appena le si affaccia l'occasione d'inframmettersi negli Stati pontifici, nel reame di Napoli, nel Piemonte, nel ducato di Modena, in quello di Parma, essa premurosamente l'afferra. Allorchè le cagioni per cui fu chiamata non esistono più, allorchè il principe che ne ha invocato l'aiuto, e i sovrani emoli dell'Austria, e l'Europa intiera la richieggono di ritirarsi, essa studiasi di mandare in lungo le cose, allega un pretesto, accampa un qualche diritto, oppone un qualche ostacolo; in somma, benchè essa sappia che il suo definitivo stanziamento negli Stati che non le sono stati concessi dai trattati di Parigi e di Vienna, non potrebb'essere tollerato, pure si sforza di rimanervi quanto più lungamente sia possibile. È questa mera fanciullaggine; perocchè, sapendo l'Austria per certo di non potere definitivamente impadronirsi di questi Stati, qual maggior pro può essa mai trarre da un'occupazione durata tre mesi, che non da una durata un mese solo? Spera essa forse che, protraendo di giorno in giorno la partenza, si far

Giunti a poca distanza dal torrente, hanno voltato a destra, verso la valle, dalla cui apertura una severa ma bella veduta si affaccia loro allo sguardo.

Egli non sa risolversi ad aprire e l'altro pare determinato ad entrare, perchè borbotta fra i denti contro la mancanza d'un campanello e tira calci all'uscio. Qualcuno si affaccia al pianerottolo e dice all'impaziente: «dormir

A tale interpellanza, mi si affaccia il caos... Dodici anni mi si affollano intorno, urtandosi, sospingendosi, assordandomi l'orecchio di grida diverse. L'immortale questurino di Siviglia non si trovò a peggior condizione della mia, allorquando salì in casa di don Bartolo per rimettervi l'ordine.

Di botto mandò un'esclamazione, fece un trasalto e si battè la fronte come uomo a cui si affaccia l'inspirazione d'un'idea. Si frugò in tutte le tasche finchè da quella del petto nel soprabito trasse fuori un giornale ripiegato: era quello che parecchi giorni prima gli avea imprestato messer Agapito, perchè facesse leggere alla moglie il pietoso caso di quel povero diavolo che non sapendo più come provvedere alla sua famiglia s'era buttato nel fiume. Dopo il luttuoso avvenimento, narrava il giornale come la carit

Si alzarono, cominciarono i saluti, il Vharè era per spuntarla, quando, chi è? chi non è? si affaccia sull'uscio Pier Luigi da Castiglione, che arrivava in quel punto da Viareggio, senza avere scritto prima, perchè voleva fare un'improvvisata. L'arrivo di Pier Luigi non fu molto gradito alla duchessina: essa ebbe il presentimento che quell'uomo capitava apposta per farle del male.

È una bellissima giornata: sole, luce, vento sciroccale: l'atmosfera nettissima: suonano campane e campanone; la ballerina si affaccia al balcone discinta e canta a squarciagola.... e senza sentimento! Oh la vita! Io sono triste, allegro: sono nervoso, impaziente.

Si alza da sedere per uscire a sentir chi fosse, quando i servi, entrano nella stanza: Eccellenza, gli dicono, è giunto il marchese Palavicino, e sale adesso le scale. Il giovane Sforza, agitato da una vivissima commozione, muove allora incontro all'ospite, il quale gli si affaccia dal vestibolo.

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