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Aggiornato: 16 giugno 2025


E l'amica buona, e le visite frequenti, e le lunghe confidenze dissipavano a poco a poco la monotonia della sua vita. Egli adesso non si sentiva più solo, no; nemmeno nel voler bene alla povera Adele... Anche la cugina diceva di amarla, anche la cugina credeva nella povera Adele, come in una santa; ed era così contenta di somigliarle un poco, almeno nei capelli... almeno negli occhi!...

Subito la casa fu sossopra; dapertutto e ad ogni istante, mentre si facevano i bauli e perfino durante i pasti, la zia Carlotta, Adele, Valeria e Nancy si esercitavano a far delle profonde riverenze e dei baciamani chiedendosi esterrefatte se si doveva dire «Vostra Maest

Lucia, non appena fuori dell'acqua, si avvolgeva, nell'accappatoio, che Adele, la quale l'accompagnava sempre, le buttava prontamente su le spalle, e entrava subito in cabina a vestirsi.

In quel momento egli aveva obliato rimorsi e dolori. La figuretta mesta e soave della povera Adele era dileguata dal suo cuore; l'immagine minacciosa di Francesco Parabiano era scomparsa dalla sua mente. Egli aveva dimenticato anche tutto ciò che la Baby stessa gli aveva fatto soffrire; e nella mente, nel cuore, nel sangue non aveva più che un pensiero, una gioia, una febbre: rivederla!

La contessa Beatrice era l'unica persona che quella sera non avesse dato noia al sottoprefetto con l'eterno argomento del signor Prospero e della signorina Adele. Umana tra tutte le contesse del mondo! Anzi, divina senz'altro! Il cavalier Tiraquelli le votò nel segreto dell'anima sua una gratitudine immensa.

Ella si era fatta di mille colori e aveva abbassato gli occhi. Non fumare più, smetti; smetti di vestirti come ti vesti; non bere cognac e non parlare di amore col terzo e col quarto. Smetti, smetti, Adele. Che ho fatto di male? Nulla: ma sei ridicola. Chi te lo fa fare? Così diss'ella, con voce fievole, a capo basso. Vi è una ragione, a queste stravaganze. Dilla subito. replicò improvvisamente.

Come ricordava quella sera! Gli pareva ieri!... Si dava la «Saffo» di Daudet; e Nino era andato con la zia Carlotta e la cugina Adele in un palco di proscenio. Nel secondo atto egli rideva con Adele della veemenza della scena d'amore quando, all'improvviso, si accorse che la Villari lo guardava. , guardava lui! Lo fissava con grandi occhi penetranti, lungamente, deliberatamente, mentre Jean le singhiozzava ai piedi. Poi ella pronunciò la famosa frase del Daudet: «Toi, tu ne marchais pas encore que moi déj

Non solo egli era riconoscente ad Adele Cima, che essendo una povera cara scema, cercava di seguirlo in tutte le naturali anomalie della vita delle persone di talento, ma le era anche grato che, malgrado lo stupore, malgrado l'impressione cattiva, ella restasse quel che era, così tenera, così adorabile nella sua adorazione per lui.

Le chiese anche conto di una fossetta, come quella di sua mamma, che da bambina possedeva nella guancia sinistra e Nancy rise, e subito la fossetta riapparve, incavandosi come una piccola coppa rosea nella tonda guancia giovanile. Valeria sorrideva colle lacrime agli occhi, e Nino, ciò vedendo, la baciò. Poi si permise di baciare anche Nancy. E infine baciò anche Adele che pareva aspettarselo.

Certo; non siamo debitori di qualche gratitudine ai luoghi in cui abbiamo passato ore felici? Grazie! mormorò il conte Gualandi. Pel convento? chiese argutamente la signorina Adele, che ripigliava padronanza di .

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