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Aggiornato: 13 giugno 2025


"Era io rispondeva dolorosamente il bandito. Gli anni hanno corrugata questa fronte e s'è imbiancato il pelo tra i ferri e le sevizie di quegli scellerati che si chiamano ministri di Dio. La mia sola coscienza è rimasta pura! Io ho trattato ogni creatura infelice benignamente e lo potete attestar voi se vi fu torto un capello, se alcun danno v'incolse tra noi. Certo! ho voluto abbassare quei superbi sibariti, che vivono nel vizio e nella lussuria a spese dell'umanit

Dunque? insistè il Casalbara, che osservava tutto e credeva di capire. Dunque?... E le strinse ancora la vita, ma con più garbo. La fanciulla tornò a guardarlo, ad abbassare il capo; ma questa volta non si mosse, non scappò via. Dunque?... Sarò discreto.... discretissimo per oggi. Le assicuro, le do la mia parola d'onore.... non vorrò sapere.... di più.... Non le domanderò nient'altro.

Non aveva ancora trent'anni; colossale e robusto della persona, ardito ed imperioso nell'aspetto, Rolando constringeva i più audaci ad abbassare gli sguardi, fulminati dal suo scintillante e lucido occhio nero. A lievi distintivi potevasi discernere esser egli prete.

L'esercito regolare italiano, che secondo Farini «aveva la missione di combatterci per impedire alle armi della giustizia di giungere almeno sino a Roma» ci trovò amici; e comunque sia, io sono fiero di non essermi lordato del sangue di quei miei concittadini, anch'essi, finalmente destinati, per la maggior parte, ad abbassare l'insolenza dello straniero, che le nostre discordie avevano assuefatto a disprezzarci.

«Era abbagliante di bellezza e d'eleganza, da far gridare, da far morire. Entrò al mio braccio nella sala splendente di luci: tutti gli sguardi si fermarono su noi, su lei. Come s'intitolava, di chi era il melodramma che davano allOpéra»? Non rammento altro se non che aveva per argomento una leggenda del nord. Certo io non udii mai una musica così divina. Tutti i sentimenti ai quali ero in preda dal momento che avevo conosciuto la mia compagna fino a quell'ora, la mia meraviglia, il mio desiderio, la mia febbre, la mia esaltazione, erano significati da quei suoni, da quei canti, come se io stesso li avessi espressi dal fondo dell'esser mio, come se fossero esalati dalle mie labbra nei languori dell'estasi, negli ardori della brama. Ella udiva e taceva con me; durante gli intermezzi proferì giudizî, intorno al valore espressivo della musica, ai rapporti fra questa e la poesia, che non si colgono spesso su labbra femminili. Accanto a quella straordinaria creatura, tra la folla festosa della sala fastosa, dinanzi ai vivi quadri che fantastici eroi e bellezze miracolose di ninfe e di amazzoni componevano e scomponevano sulla vasta scena, in mezzo all'oceano di onde sonore dilaganti dall'orchestra potente, un vapore di ebbrezza mi salì al cervello: all'ultima scena, una scena di amore sovrumano e di eroica morte, la tentazione prepotente di stendere la mano, di prendere quella della mia compagna, la mano nervosamente afferrata al bracciuolo della poltrona, di stringerla forte per significare in qualche modo la mia commozione, mi fece sollevare il braccio; ma poi mi contenni. Finito lo spettacolo le proposi di entrare in un Caffè; quando ne uscimmo ella volle tornare a casa a piedi. Pareva che il mio pensiero fosse il suo: prolungare le ore di quella notte. Era ella spinta dallo stesso mio sentimento? Io aspettavo l'avvenimento risolvente, l'incidente decisivo. Un'immagine mi occupava: quella della nave nella cui stiva le mercanzie si accatastano: le botti, le casse, le balle, i cesti; più carico essa riceve, più si immerge, finchè il livello del mare raggiunge il limite estremo segnato da una riga bianca sui fianchi poderosi; ma poichè quel segno è grosso parecchi centimetri, e molte e molte altre tonnellate farebbero abbassare lo scafo di qualche frazione di millimetro appena, così è ancor possibile imbarcare tanta altra roba, e ancora infatti se ne imbarca; non parliamo dei passeggeri col loro bagaglio, perchè essi sono troppo poca cosa a paragone della capacit

Che gran faccenda a noi grandi saria lo scriver, com'ei fa, da scorreggiate, se la nostra spettabil fantasia volessimo abbassare a sue favate? Dal detto al fatto è troppo mala via, pedante; non convien far le bravate. Prendi la penna e scrivi al paragone, e lascia poi decider le persone.

Il cappello di paglia gli era scivolato di su le ginocchia a terra. Un lustrascarpe, che aveva posta la sua cassetta all'ombra, a pochi passi, glie lo raccoglieva e lo posava sul tavolino, accanto al vassoio. L'ora meridiana avanzava: il sole batteva su' muri. Uscì, a un tratto, dalla bottega il garzone del caffettiere e si mise a girar la manovella per fare abbassare la tenda, che scese, lenta.

Allora, nervosamente, Gallo si fece tendere un’altra spada, sciolse di nuovo il rosso drappo da combattimento per costringere il toro ad abbassare la fronte, mirò alla nuca e diede la stoccata. Ma il secondo colpo non fu migliore del primo. Gemendo, l’animale retrocesse, gonfiandosi di dolore e di vomito sotto lo strazio della spada mal confitta. Il soffio delle sue narici umide mandava larghi spruzzi di sangue, gli occhi dilatati gli scoppiavano dalle orbite gi

Per cinque minuti continuò ad assalire, tentando, ma invano, di far saltare di mano la scimitarra ad Abd-el-Kerim, poi, visto che non c'era mezzo di riuscirvi di far abbassare quell'arma che copriva l'avversario come uno scudo, tornò a sostare. Ah! esclamò egli sogghignando. Tu sei una rupe adunque, incrollabile anche fra i più impetuosi attacchi.

L’animale caparbio non voleva abbassare la fronte, anzi non faceva che scuotere il capo con un muggito lamentoso, torcere il collo, aprire le fauci, quasi tentasse di leccarsi con la nera lingua le ferite. Allora, velocemente, Bombita prese la mira, scattò, colpì. Questa volta la spada rimase confitta, ma solo a mezza lama, e nei sobbalzi del toro l’elsa tentennava.

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