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Mis à jour: 14 juin 2025
Fu eletto da' quarantuno elettori, il quale era cavaliere e conte di Val di Marino in Trivigiana, ed era ricco. Si trovava ambasciadore a Roma; e a di 9 dì settembre, dopo sepolto il suo predecessore, fù chiamato il gran consiglio, e fù preso di fare il Doge giusta il solito. E furono fatti i cinque correttori, ser Bernardo Giustiniani, procuratore; ser Paolo Loredano; ser Filippo Aurio; ser Pietro Trivisano, e ser Tommaso Viadro. I quali a dì misero x°. queste correzioni alla promessione del Doge: che i consiglieri non odano gli oratori et nunzi de' signori, senza i capi de' quaranta, e delle due parti del consiglio de' quaranta, nè possono rispondere ad alcuno, se non saranno quattro consiglieri e due capi de' quaranta, e che osservino la forma del suo capitolare. E che messer lo Doge si metta nella miglior parte, quando i giudici tra loro non fossero d'accordo. E che egli non possa far vendere i suoi imprestiti, salvo con legitima causa, e con voler di cinque consiglieri, di due capi de' pregati. Item. che in luogo di tre mila pelli di conigli, che debbon dare i Zaratini per regalia al Doge, non trovandosi tante pelli, gli diano ducati ottanta l'anno. E poi a di xi°. detto, misero etiam altre correzioni, che se il Doge, che sar
Essendo venuto il giovedì della caccia, fù fatta giusta il solito la caccia. E a que' tempi dopo fatta la caccia s'andaya in palazzo del Doge in una di quelle sale, e con donne facevasi una festicciuola, dove si ballava sino alla prima campana, e veniva una colazione; la quale spesa faceva messer lo Doge, quando v' era la dogaressa. E poscia tutti andavano a casa sua. Sopra la qual festa, pare che ser Michele Steno, molto giovane e povero gentiluomo, ma ardito e astuto, il qual' era innamorato in certa donzella della dogaressa, essendo sul solajo appresso le donne facesse cert' atto non conveniente, adeo che il Doge comandò che fosse buttato giù dal solajo. E così quegli scudieri del Doge lo spinsero giù di quel solajo. Laonde a ser Michele parve, che fossegli stata fatta troppo grande ignominia. E non considerando altramente il fine, ma sopra quella passione fornita la festa, e andati tutti via, quella notte egli andò, e sulla cadrega dove sedeva il Doge nella sala dell' audienza (perchè allora i Dogi non tenevano panno di seta sopra la cadrega, ma sedevano in una cadrega di legno) scrisse alcune parole disoneste del Doge et delle dagoressa, cioè: Marino Faliero dalla bella moglie: altri la gode ed egli la mantiene. E la mattina furono vedute tali parole scritte. E parve una brutta cosa. E per la signoria fu commessa la cosa agli avyogadori del commune con grande efficacia. I quali avvogadori subito diedero taglia grande per venire in chiaro della verit
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