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tal mi fec’ io, non possendo parlare, che disïava scusarmi, e scusava me tuttavia, e nol mi credea fare. «Maggior difetto men vergogna lava», disse ’l maestro, «che ’l tuo non è stato; però d’ogne trestizia ti disgrava. E fa ragion ch’io ti sia sempre allato, se più avvien che fortuna t’accoglia dove sien genti in simigliante piato: ché voler ciò udire è bassa voglia». Inferno · Canto XXXI

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Letè si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda». Purgatorio · Canto XXXI «O tu che se’ di l

Inferno: Canto XXXI Una medesma lingua pria mi morse, si` che mi tinse l'una e l'altra guancia, e poi la medicina mi riporse; cosi` od'io che solea far la lancia d'Achille e del suo padre esser cagione prima di trista e poi di buona mancia. Noi demmo il dosso al misero vallone su per la ripa che 'l cinge dintorno, attraversando sanza alcun sermone.

⁹⁹ Lettere su Messina e Palermo, lett. XXXI, p. 129. Fu l’eco tarda ma pur sempre sonora e gradita di una voce che per lunghi anni avea tenuto desta l’attenzione del popolo palermitano nel secolo precedente, e che facetamente lo avea giocondato.

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Letè si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda». Purgatorio · Canto XXXI «O tu che se’ di l

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Lete' si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda>>. Purgatorio: Canto XXXI <<O tu che se' di la` dal fiume sacro>>, volgendo suo parlare a me per punta, che pur per taglio m'era paruto acro, ricomincio`, seguendo sanza cunta, <<di`, di` se questo e` vero: a tanta accusa tua confession conviene esser congiunta>>.

XXXI. Allo stesso Dopo importuna pioggia s'allegrano i pastor, quando 'l sereno ciel si discopre lor di stelle pieno; e dopo 'l corso de l'instabil luna, ne l'apparir del sole, gioisce ogni animal che brama il giorno; e l'alto Dio lodar ben spesso suole, dopo l'aspra fortuna, spaventato nocchier al porto intorno;

Alto fato di Dio sarebbe rotto, se Lete' si passasse e tal vivanda fosse gustata sanza alcuno scotto di pentimento che lagrime spanda>>. Purgatorio: Canto XXXI <<O tu che se' di la` dal fiume sacro>>, volgendo suo parlare a me per punta, che pur per taglio m'era paruto acro, ricomincio`, seguendo sanza cunta, <<di`, di` se questo e` vero: a tanta accusa tua confession conviene esser congiunta>>.

La cui allegoria brevemente si considera, che rimirando e attendendo troppo alla vaghezza corporale, a morte intellettuale ciascun si produce. Corretto col P. 303. Comincia il XXXI Capitolo Una medesma lingua pria mi morse che mi tinse l'una e l'altra guancia E poi la medicina mi riporse

Ma poco poi sara` da Dio sofferto nel santo officio; ch'el sara` detruso la` dove Simon mago e` per suo merto, e fara` quel d'Alagna intrar piu` giuso>>. Paradiso: Canto XXXI In forma dunque di candida rosa mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa; ma l'altra, che volando vede e canta la gloria di colui che la 'nnamora e la bonta` che la fece cotanta,