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Ma poco poi sara` da Dio sofferto nel santo officio; ch'el sara` detruso la` dove Simon mago e` per suo merto, e fara` quel d'Alagna intrar piu` giuso>>. Paradiso: Canto XXXI In forma dunque di candida rosa mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa; ma l'altra, che volando vede e canta la gloria di colui che la 'nnamora e la bonta` che la fece cotanta,

O cara madre sovra tutte le madri, lasciate che vi baci le mani: e quando mai potrò ricompensarvi cotanta affezione? CONSTANZA. Figlio, non bisogna che m'abbiate obligo alcuno per ciò, perch'io non ho finto cosa alcuna. La giovane, che innanzi condotta mi avete, è la vera Cleria tua sorella, ché insiememente fummo rapite da' turchi. ATTILIO. Ohimè, che dici?

Deh, ch'io non posso trovar parole con le quali possa esprimere cotanta gioia! O veramente felici e ben avventurati coloro che giongono a tanta altezza di gioia!

Ma son costor le stelle tutte e i Soli, Che ad onor de lo strano Ospite accolse Dentro al suo tempio la gentil Carìte? Così non piaccia al dio, che l'arte e il nome D'Ausonia ha in cura! Fra cotanta luce Non splende Olimpio ancor, colui non splende, Che, la fiera spregiando arte dei padri Che tutta chiusa nel vergineo peplo Rigida custodía l'are di Vesta, Una discinta Maddalena adduce A susurrar detti svogliati e strani Per le tiepide alcove, o a tesser balli Vertiginosi fra le nubi, e un'onda Versar quinci di nenie e di sbadigli Sopra a le folleggianti anime umane. Ecco, ei viene, ei risplende. Altero e bello Ne la modestia sua con misurato Passo s'inoltra; e, benchè svelto e lieve Scivoli sovra i piè, pur non sostenne L'arguto calzolar, ch'ei non proceda Senza un qualche rumor; però ch'ei volle Sotto al tornito stivaletto, a cui Ròdope stessa invidierebbe, un nido Porre di crepitanti e scricchiolanti Genî, che possan dire anco ai lontani: Ecco il nume, adorate! In simil guisa Da l'Olimpo al boscoso Ida venía Il saturnio signor, quando a l'incontro Dolce ridente gli schiudea le braccia La placata consorte, e sotto al passo Gli stridean le selvagge aquile e il fascio Dei serpeggianti folgori. A la soglia Fermasi un tratto; la sottil mazzetta Palleggia, ed il sereno occhio d'intorno Muove in cerca di lei, vergine o sposa, Donna o dea, ch'ai suoi lauri un qualche intrecci Gentil fior di pensiero, e stilli unguenti Sopra le nevi del ben culto crine. Bice è l

dal mio maestro, e «Non aver paura», mi dice, «di parlar; ma parla e digli quel ch’e’ dimanda con cotanta cura». Ond’ io: «Forse che tu ti maravigli, antico spirto, del rider ch’io fei; ma più d’ammirazion vo’ che ti pigli. Questi che guida in alto li occhi miei, è quel Virgilio dal qual tu togliesti forte a cantar de li uomini e d’i dèi.

Se altrove è maledetta L'alma che striscia come serpe abbietta, L'alma che sorda a' grandi esempli aviti, Incurante di senno e di decoro, Serva si fa a coloro Che a sedurre e predar vengon suoi liti; Quanto più reo non fora Chi, aperti gli occhi sotto Itala aurora, A patria di magnanimi cotanta Non sacrasse altamente opra e desìo! Il popol siam di Dio; Stampiam nostr'orme nella via più santa!

Ma poco poi sara` da Dio sofferto nel santo officio; ch'el sara` detruso la` dove Simon mago e` per suo merto, e fara` quel d'Alagna intrar piu` giuso>>. Paradiso: Canto XXXI In forma dunque di candida rosa mi si mostrava la milizia santa che nel suo sangue Cristo fece sposa; ma l'altra, che volando vede e canta la gloria di colui che la 'nnamora e la bonta` che la fece cotanta,

È la Marta certo, pensò il maggiordomo, ma però non mi sono accorto mai che avesse cotanta educazione in corpo. In quanto allo sposo, continuava il portinajo, è un uomo stimato da tutti per il posto eminente che occupa nella societ

millantavasi il grande, il quale con maravigliosa costanza, audacia, e intendimento di guerra si resse tra cotanta rovina, ancorchè da tutti abbandonato, in pena della sua violenza troppa al comando; chè esercito avea per , flotta, danaro, zelo de' popoli. Com'adunata seppe l'oste di Francia a Tolosa, ma non qual via terrebbe, fidando pur nell'indole de' suoi, che a niun patto non avrebbero sofferto dominazione straniera, chiama all'armi i nobili e le citt

ERASTO. Ogni contento e felicitá che posso aver in questa vita è la tua presenza, anima mia! CINTIA. M'avete comandato per Cintio, vostro fidelissimo amico, che fusse venuta qui in finestra: ecco vi ubbedisco, perché la vostra bellezza è fatta padrona del cor mio, ogni vostro desiderio è fatto padron del mio. ERASTO. E quando io potrò compensarle cotanta cortesia?