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Giunta a Tolosa, scese al palazzo di sua zia, ora divenuto suo, ed invece d'incontrarvi Quesnel, vi trovò una sua lettera, colla quale, oltre a parecchie istruzioni circa i di lei beni, l'informava essere stato obbligato di partire due giorni prima per un affare importante. Il poco interesse che Quesnel mostrava di rivederla, non occupò a lungo i di lei pensieri, i quali si volsero alle persone vedute in quel palazzo, e sopratutto all'imprudente ed infelice signora Montoni; essa aveva fatta colazione secolei la mattina della sua partenza per l'Italia. Il salotto in cui ritrovavasi, rammentavale più che mai tutto quel che aveva sofferto allora, e le belle speranze di cui pascevasi a quell'epoca la zia. Affacciandosi alla finestra del giardino, vide il viale in cui la vigilia del suo viaggio erasi separata da Valancourt. La di lui ansiet

Allora affacciaronsi alla fanciulla tenere memorie; pensò alle belle sere passate nella sua valle, ed a quelle trascorse con Valancourt presso Tolosa ne' giardini della zia. Perduta in tristi riflessioni, e spesso colle lagrime agli occhi, ne fu scossa d'improvviso dalla voce di Montoni, che l'invitava a prender qualche rinfresco. Recatasi nella cabina, vi trovò la zia sola.

Nonpertanto ringraziò il cielo del benefizio inaspettato, e scrisse a Quesnel che sarebbe stata a Tolosa pel tempo indicato. Quando Villefort andò al convento in compagnia di Bianca per far leggere ad Emilia il consulto dell'avvocato, fu istruito delle informazioni di Quesnel, e ne felicitò sinceramente la fanciulla.

Colla morte del primo, avvenuta nell'anno 1249, si estinse la famiglia illustre dei conti di Tolosa ed i suoi possedimenti passarono alla Francia.

«Quel giovine cavalierediss'egli, «sembra un uomo compito in tutto, fuorchè nel ballo: la sua compagna è una delle bellezze di Tolosa, e sar

I re d'Aragona, verso la fine del secolo decimoquarto, avevano introdotto nei loro Stati i «giuochi florali», instituiti giá da piú di un sessant'anni in Tolosa, onde promovere l'esercizio della «gaia scienza» de' trovatori. Vedevansi concorrere d'ogni parte gli ingegni a quelle feste, e con gara ardita contendere pei premi promessi a' piú valenti.

Quelle vecchie cartacce di famiglia, se don Alessio l'avesse dissotterrate, avrebbero provato chiaramente che a S. Giovanni s'ingannavano di grosso a crederlo un villano rifatto. Ma o che non gli importasse di quella credenza, o ch'avesse svolte un tempo quelle pergamene e chi sa per quale diavoleria l'aveva prese, scritte com'erano in latino, o che n'ignorasse l'esistenza, fatto sta esse dormivano in fondo ad una cassapanca di querce annerita dal fumo e dagli anni, che giaceva impolverata nella soffitta con gli altri mobili rotti. Si chiamava Berlingheri, non Berlingrieri come pronunziavano nel paese, e discendeva da uno dei tanti rami dell'antica casa di Tolosa, così celebre nella storia. Chi sa quante peripezie dovette subire attraverso i secoli quella famiglia (venuta nel reame di Napoli con Carlo d'Angiò) prima di ridursi in Sicilia; chi sa per quali vicende i membri di essa si videro costretti a scingere la spada, e a impugnare o zappa o lesina o martello; a seconda dell'inclinazione d'ognuno, e dell'opportunit

Essa lo ringraziò, facendogli conoscere il dispiacere di non poter godere della sua compagnia, essendo obbligata di trasferirsi prima a Tolosa. «Allorchè sarete dal baronesoggiunse, «vi troverete poco distante da' miei beni. Mi lusingo pertanto che non ripartirete di col

Ed ecco occhi che, non s'attentando più di guardare in viso a una donna, fosse pure madre, sorella o parente, rimangono continuamente abbassati come quelli di fra Giorgio della Calzata, del padre Antonio Grassi, del P. Bernardo da Offida; o chiusi, come quelli del beato Sebastiano Valfrè. "S. Ludovico, vescovo di Tolosa, visitato dalla sorella, serbò lo sguardo sempre volto altrove che su lei.

A quell'epoca dolorosa, Sant'Aubert fu visitato dalla sua unica sorella, la signora Cheron, vedova da qualche anno, la quale abitava allora nelle proprie terre vicino a Tolosa.