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Mi ha detto la figlia d'un pastore che quand'essa va su al Tivano, entra in una grotta, dove le apparisce uno spirito col quale ha fatto il patto di viver più vecchia d'un corvo e sapere tutto ciò che ha da succedere. Ella ritorna ogni notte a casa e la vedremo fra poco passare sul sentiero del ponte".

Il vento del lago che suol spirare da tramontana dal far del giorno sin presso a mezzodì, e chiamasi Tivano (forse dal corrotto accozzamento delle due francesi parole petit vent perchè non soffia mai furioso gagliardo), aveva quel mattino scacciate le nuvole e i nebbioni di che era stata tutta ingombra l'atmosfera il antecedente. Splendeva quindi limpido il giorno, e le montagne spazzate e nette innalzavano le loro acute sommit

Eccoci all'uscita della famosa caverna del Tivano: ora scenderemo nella valle del Lambro, passeremo il monte a Magreglio, e caleremo a Vassenna: questo è il cammino che facevamo prima che il signor Gian Giacomo fosse padrone di Lecco, poichè in quelle acque potevansi gettare le reti a buone tinche; ma era d'uopo tenersi al largo dal capo di Bellaggio e da Limonta, ove stavano sempre appostati i mastini per darci la caccia".

Il fresco soffio del Tivano agitava la nera capigliatura che in folte ciocche usciva a Falco dalla rete d'acciaio; sui suoi vigorosi lineamenti stava l'espressione d'una fiera compiacenza per vedersi con que' suoi fidi e valenti seguaci avviato ad assumere il comando di grossa formidabile nave da guerra e d'una squadra regolarmente ordinata alla milizia. I suoi pensieri non spiravano che combattimenti, gloria, vendetta: una pugna contro i Ducali era certa, l'angosciava solo il dubbio che si dovesse frapporre lungo indugio ancora a disporla. Di tal dubbio si fece a parlare calorosamente a que' suoi, e Negretto il Tornasco, il più giovane ed il più astuto che vi fosse tra loro, il quale aveva avuta soventi volte l'audacia di recarsi nei luoghi tenuti dai Ducali, e persino in Como, e d'ivi frammischiarsi con essi, lo accertò che impossibile si era si tardasse a lungo a dare una battaglia, poichè gi

Orsola, uscita dal casolare poco prima, ne era rientrata mentre Falco pronunciava quelle parole. "La vecchia Comare, diss'ella al marito, mi predisse che si sarebbe questa notte sparso sangue sul lago, e mi rattristò tenendomi in ispavento per te: ma era di quello di suo figlio che s'era inteso parlarle la voce del Tivano, ed essa nol comprese. Povero Grampo, quanto mi duole per lui!"

Gabriele era da poco rientrato nel Castello quando fu a tutti significato il comando della partenza. Tale notizia fu per lui come un colpo di fulmine, un gravissimo turbamento lo assalì, e quasi non potendo persuadersene, corse alle camere del fratello, dalla cui bocca ne ebbe la conferma: si ritrasse allora nella propria stanza di riposo, e dopo essere stato seduto alcun tempo facendo molte amare riflessioni, si diede a pulire le proprie armi e porle in assetto per vestirle il mattino: ma l'elmo, la spada, la corazza che prendeva a vicenda Ira mano, lungi dal risvegliare in lui lo spirito guerresco, gli aumentavano in seno la mestizia e il terrore. Mille tristi presentimenti gli ingombrarono il pensiero: gli si affacciò alla mente quella vecchia donna apparsa in aspetto spaventoso nella caverna del Tivano, e le di lei parole gli risuonarono all'orecchio in tuono magico, funesto: sentiva che le maledizioni scagliate da quell'essere infernale contro Falco e la sua casa involgevano esso pure, che era congiunto col cuore strettamente a quella famiglia. Andava crescendo a tali idee il suo tremore, e gli si fece insopportabile l'angoscia di doversi allontanare da Rina, sebbene ciò non fosse che per breve spazio di tempo. Stanco, affannato, appese le ripulite armi presso il capezzale e si sdraiò: il sonno assopì ben tosto profondamente tutte le sue cure. Un fragore lungo indistinto lo risvegliò; levossi esagitato: era il vento che fischiava furioso contro le torri e le mura del Castello. Il suo lume ardeva ancora ed era lontana l'ora del partire, ma esso più non potendo sopportare le piume, pensò mettersi in arnese ed uscire di l

"Sono certamente, o Madre, esclamò Rina a quello scroscio compresa di terrore, sono i demonii che dal monte Bisbino vanno alle caverne del Tivano, e passando presso alla cappella dell'Eremita, scagliano per rabbia le fiamme e la tempesta, strascinando le loro catene".