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Gabriele era da poco rientrato nel Castello quando fu a tutti significato il comando della partenza. Tale notizia fu per lui come un colpo di fulmine, un gravissimo turbamento lo assalì, e quasi non potendo persuadersene, corse alle camere del fratello, dalla cui bocca ne ebbe la conferma: si ritrasse allora nella propria stanza di riposo, e dopo essere stato seduto alcun tempo facendo molte amare riflessioni, si diede a pulire le proprie armi e porle in assetto per vestirle il mattino: ma l'elmo, la spada, la corazza che prendeva a vicenda Ira mano, lungi dal risvegliare in lui lo spirito guerresco, gli aumentavano in seno la mestizia e il terrore. Mille tristi presentimenti gli ingombrarono il pensiero: gli si affacciò alla mente quella vecchia donna apparsa in aspetto spaventoso nella caverna del Tivano, e le di lei parole gli risuonarono all'orecchio in tuono magico, funesto: sentiva che le maledizioni scagliate da quell'essere infernale contro Falco e la sua casa involgevano esso pure, che era congiunto col cuore strettamente a quella famiglia. Andava crescendo a tali idee il suo tremore, e gli si fece insopportabile l'angoscia di doversi allontanare da Rina, sebbene ciò non fosse che per breve spazio di tempo. Stanco, affannato, appese le ripulite armi presso il capezzale e si sdraiò: il sonno assopì ben tosto profondamente tutte le sue cure. Un fragore lungo indistinto lo risvegliò; levossi esagitato: era il vento che fischiava furioso contro le torri e le mura del Castello. Il suo lume ardeva ancora ed era lontana l'ora del partire, ma esso più non potendo sopportare le piume, pensò mettersi in arnese ed uscire di l

Dopo questo colloquio, la Montoni si assopì, e sonnecchiò fino a sera: destatasi, le parve di star meglio, ma Emilia non la lasciò se non molto tempo dopo mezzanotte, e quando le fu ordinato assolutamente; essa obbedì volontieri, chè la malata appariva alquanto sollevata. Era allora la seconda guardia e l'ora in cui la figura era gi

Si assopì qualche minuto, e poi ridestatosi, chiamò Benedettina, ma essa era pronta. Fammi la gentilezza di leggermi qualche cosa di quel Librone che troverai su quella cassettina, quello che porta per titolo: Le mie memorie, ed onde non annoiarti, e non indebolirmi troppo, puoi aprirlo, così a caso, tre o quattro volte e leggervi quanto vi troverai scritto. Sentiamo.

Guardò, baciò, respirò quelle trine, quei veli di batista e di surah.... baciò i guanciali.... baciò tutto il letto.... e sul letto di sua moglie, cercando, aspirando il profumo di sua moglie, si assopì.... finì per addormentarsi.... Dormì così fino alla mattina, e fu destato di soprassalto da un clamore assordante di voci, di grida, di urli, di fischi. Spaventato, scese dal letto.

Alfredo, si assopì una breve ora, disteso sul fieno, senza svestirsi. « però cessa amor con varie forme «La sua pace turbar mentr'ella dorme. TASSO Canto VII ERMINIA. E noi diremo mentr'egli poco dorme. Nientemeno che il nostro artista, durante le sue caccie in pianura, incideva siccome l'Erminia del Tasso, il nome amato sulla corteccia dei pioppi.

Nel salotto non si udiva che il ronzio della fiamma chiusa entro la palla di vetro sull'alto candelabro, e il battere sollecito dei ferri fra le mani caritatevoli della contessa Maria. E, a poco a poco, il dottore si assopì sulla poltrona, rimuginando nel pensiero tutta quella triste giornata di lavoro. Era celebre e ricco, ma le miserie, in mezzo alle quali aveva sempre dovuto vivere, gl'impedivano anche allora che la sua carriera aveva trionfato di tutti gli ostacoli, la gioia della vittoria. Poi il dolore di Bice lo spaventava. La ragazza, delicata come un fiore di serra, avrebbe potuto ammalarne; ed ecco perchè egli dava rabbiosamente ragione a Lamberto, quasi per punirsi di non essere riuscito con tutta la propria scienza a metterle la vigoria della giovinezza nel corpo. Ma, se Lamberto non aveva del tutto ragione, Bice aveva certamente torto di annettere tanta importanza ad una scappata giovanile, che si sarebbe sempre dovuto supporre, anche ignorandola. Tale estrema sensibilit

Le dico un segreto non mio, signor dottore; ma tra noi, in questo momento, è cosa necessaria. Possiamo parlare qualche minuto in disparte? , venga qua; rispose il dottore. C'è il camerino dell'infermiere. L'infermiere in quel mentre stava accanto al letto di Gino Malatesti, dandogli a bere un sorso di brodo: unico suo nutrimento, oramai. Poco stante, il ferito chiuse gli occhi e si assopì.

Si assopì da capo. Il padre si sentiva soffocare in quella camera dove si respirava l'agonia ed uscì fuori: vi era del tragico in quella figura di vecchio colpito dalla disperazione. Silvia si era assopita, ma la fierissima febbre rendeva leggiero il suo sonno: erano le sei e mezzo; il treno che veniva da Roma fu annunziato dal suo fischio. Essa si destò di soprassalto: era sola.

Alfredo sorbì un'altra tazza di latte fresco, e si assopì per circa un'ora, sognando della sua infanzia, di Violetta e di Zaira la quale lo invitava colla mano ad entrare nella piccola porta del Paradiso. «Infanzia beata tu sei passeggiera, come l'onda del rivo che scorre fra l'erbe, e di te non resta che una smorta memoria

Ella si chiuse nel suo atelier e si lasciò cadere sur un divano, ove si assopì. Il suo polso batteva quasi avesse avuto la febbre. Svegliandosi un'ora più tardi, molto più calma, Regina si fregò gli occhi come per cacciarne il sonno dai tristi sogni. Sollevossi sul cubito, sorridendo.