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Sia pure... Anche degli insulti di tua moglie, Alberto, hai da rendere ragione... E me la renderai... Non in questa ignobile gara facchinesca, in cui sei facilmente maestro: ma lealmente, in pieno giorno, faccia a faccia, colle armi alla mano... Oh, no! gridò Matilde, che ricordò tosto l'infallibile perizia di tiratore, che rendeva sicura la vittoria ad Emilio; no, egli è indegno.

Tutti sanno quale famoso cacciatore egli fosse e come non fallisse mai il suo colpo; quelli che lo avvicinarono, lo narrano gelosissimo della riputazione di buon tiratore e intollerante dell’altrui mediocrit

Io conosco il motivo per cui ti batti gli aveva detto il duca. Bada; tu sei sopra una falsa strada. Vuoi difendere qualcuna, che tu riuscirai invece a compromettere orribilmente.... Era troppo tardi. Il duello ebbe luogo egualmente; il cavaliere di Sammartino, tiratore di primo ordine, fu ferito leggerissimamente alla mano.

Mi contenterò di bucarti il cappello due dita al di sopra della testa. Sparò, e il cappello del giovane rotolò per terra. I padrini che lo raccattarono, mentre il padrone di esso rimaneva come sbalordito, videro con meraviglia come la palla avesse colpito esattamente al punto che il tiratore aveva detto. E ora, disse Emilio con superbo disdegno, se al signore piace, ricominciamo pure.

Il generale, da vecchio ufficiale di cavalleria, era un gran sciabolatore al cospetto di Dio; con la spada reggeva appena al confronto del capitano Dutolet, ed era molto inferiore a Maurizio, gran tiratore, che si era fatto in Genova alla scuola elegante e vigorosa di Licurgo Cavalli, e che a Napoli era stato perfezionato dalla grazia corretta di Masaniello Parise.

E il giovane, esaltato, prese; a rifare le mosse del tiratore: Uno, due e tre! Il duca Della Torre è mezzo morto. Il tenente? il conte di San Marsilio?... È il mio! pensò la giovane scontista.

Chi erano essi questi nuovi attori? Il portiere nella corte del Giudice di Monarchia, D. Giuseppe Marotta, il più piacevole, il più arguto spirito che Palermo avesse dato da oltre un secolo; Giovanni Pizzarrone, mastro Giuseppe D’Angelo, Giuseppe Sarcì, portiere anch’esso, ma del Lotto, Gaetano Catarinicchia, basso curiale, Ignazio Richichi, orefice, che è forse da identificare con quel Giovanni Richichi tiratore d’argento, il quale poi entrò nella Compagnia dialettale del R. Teatro S. Ferdinando; Mario Frontieri, sarto, Fr. Corpora, guardaporta nel Conservatorio del Buompastore, e parecchi altri maestri e bassi curiali, tutti, dal più al meno, analfabeti. Il teatrino sorse in forma di baracca di legno o, come si dice ancora, di casotto (nome che poi rimase classico) nel piano della Marina, e diede quanto di strano, di triste, di lieto offrisse Palermo. Nel 1785 la popolana brigata era gi