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Chi erano essi questi nuovi attori? Il portiere nella corte del Giudice di Monarchia, D. Giuseppe Marotta, il più piacevole, il più arguto spirito che Palermo avesse dato da oltre un secolo; Giovanni Pizzarrone, mastro Giuseppe D’Angelo, Giuseppe Sarcì, portiere anch’esso, ma del Lotto, Gaetano Catarinicchia, basso curiale, Ignazio Richichi, orefice, che è forse da identificare con quel Giovanni Richichi tiratore d’argento, il quale poi entrò nella Compagnia dialettale del R. Teatro S. Ferdinando; Mario Frontieri, sarto, Fr. Corpora, guardaporta nel Conservatorio del Buompastore, e parecchi altri maestri e bassi curiali, tutti, dal più al meno, analfabeti. Il teatrino sorse in forma di baracca di legno o, come si dice ancora, di casotto (nome che poi rimase classico) nel piano della Marina, e diede quanto di strano, di triste, di lieto offrisse Palermo. Nel 1785 la popolana brigata era gi

Tornando ai personaggi, diremo che il Japicu, padre stupido, veniva a meraviglia disimpegnato dal Richichi, il quale vuolsi abbia sostenuto più tardi la parte di Nòfriu. Catarinicchia faceva da Laura, moglie di lui, vecchia ciarliera ma astuta. Altro giovane, che per la sua figura bionda e sbarbata e la voce muliebre figurava da donna (giacchè il sesso femminile era escluso dalla Compagnia) era il lepidissimo Sarcì, che a certo punto diè il nome alla Compagnia, e che ritraeva la nota Lisa, servetta scaltra e civettuola. Questo Sarcì, per la sua femminilit