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L’omaggio che rendevano alla Santa gli alunni del Buompastore lo rendevano egualmente i musicisti adulti della Unione: omaggio compartito in frequenti cantate o sinfonie secondo le fermate nel Cassaro, e chiuso con la generale comunione che essi andavano a prendere alla Cattedrale.

I salotti della più eletta cittadinanza risonavano della miglior musica del tempo, canto e pianoforte, sovente con accompagnamento dei soli strumenti obbligati ad arco, disimpegnati anche dagli alunni del Conservatorio del Buompastore. Il signor Hager non potè mai dimenticare in Vienna le nostre chitarre ed i nostri mandolini. Graditi sempre gli autori più illustri.

Chi erano essi questi nuovi attori? Il portiere nella corte del Giudice di Monarchia, D. Giuseppe Marotta, il più piacevole, il più arguto spirito che Palermo avesse dato da oltre un secolo; Giovanni Pizzarrone, mastro Giuseppe D’Angelo, Giuseppe Sarcì, portiere anch’esso, ma del Lotto, Gaetano Catarinicchia, basso curiale, Ignazio Richichi, orefice, che è forse da identificare con quel Giovanni Richichi tiratore d’argento, il quale poi entrò nella Compagnia dialettale del R. Teatro S. Ferdinando; Mario Frontieri, sarto, Fr. Corpora, guardaporta nel Conservatorio del Buompastore, e parecchi altri maestri e bassi curiali, tutti, dal più al meno, analfabeti. Il teatrino sorse in forma di baracca di legno o, come si dice ancora, di casotto (nome che poi rimase classico) nel piano della Marina, e diede quanto di strano, di triste, di lieto offrisse Palermo. Nel 1785 la popolana brigata era gi

Da quella Unione si direbbe partito il movimento artistico di questo genere in Sicilia; ad essa mettevano capo le esecuzioni musicali profane e sacre, di camera e di chiesa, pubbliche e private, dalle più modeste alle più solenni. Nel settecento i migliori componenti della Unione venivano dal Conservatorio del Buompastore.