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Ed allora la tenevo stretta stretta come cosa mia, e camminavo a fronte alta come un conquistatore, e meravigliavo che i passeggeri non mi facessero tutti di cappello, e leggevo l'ammirazione mista d'un po' d'invidia su tutti i volti. È ben vero che a tarda sera poco si distinguono i volti, e meno le passioni che esprimono: ma che non vede un occhio innamorato?

«Io tenevo il capo abbassato; sentivo la verit

Quand’io ti davo il latte del mio seno eri parte di me, chiusa in me stessa: come un suggello io ti tenevo, impressa nelle viscere.

Poco a poco Ambra aperse gli occhi, ma soltanto poi parve realmente destarsi; guardò intorno stupita; quando s'accorse di me che tenevo pazientemente il sale sotto l'alito suo, mi guardò fiso in volto e mi disse con accento languido e gentile: Grazie, buona donna.

Topler seniore intervenne con l'usato impeto e annunciò poi a me, che mi tenevo un poco in disparte, come il maiwein si sarebbe fatto e bevuto nel bosco.

E con tutta la mia debole forza m’avvinsi a quel suo braccio nudo. La trascinai. Venne con me, nella mia camera. Il mio letto era sconvolto. Mi coricai. La feci sedere su la coltre. Tenevo le sue mani, le sue braccia, le sue spalle. Avevo terribilmente voglia, non so perchè, di baciare la sua bocca.

Tenevo Alessio contro i miei ginocchi mostrandogli le figure di un libro di storia naturale, ma ero agitata per modo che non riuscivo a voltare i fogli: a un tratto dissi: Deve essere ben tardi! Sicuro che è tardi replicò la mia buona Orsola, insistendo nella sua idea appunto per questo deve coricarsi.

Se me lo tenevo sospeso con le mani, dovevo abbandonarlo non appena mi dolevano le braccia. E se me lo ammucchiavo sulla spalla o sul braccio sinistro, sentivo subito il bisogno di levarmelo. «Erano dei quintali che mi indemoniavano. Non era che in terra, seduto sulla pietra, incatenato al grande anello di ferro confitto nel rialzo del granito della cella, che potevo trovare un po' di quiete.

E la mattina dopo, mentre il padrone si preparava in fretta e in furia per andare al Municipio ad assalire nuovamente qull'asino di Sindaco e indurlo ad accordargli l'acconto, e a firmare il mandato, Cardello, tutto confuso, si presentava al padrone, balbettando; Ecco le cento lire... se le accetta. Chi te le ha date? Sono mie... Risparmi che tenevo alla posta. Sei un buon figliuolo!

Io sedevo a tavola dirimpetto a mio zio, lo servivo con sollecitudine affettuosa, gli mettevo sul piatto i migliori bocconi, e gli tenevo il bicchiere sempre ricolmo. Egli mi accennava di arrestarmi, ma poi cioncava e stava allegro. Tutto procedeva a meraviglia. La Rosa faceva miracoli, e Bitto lambiva le mani a mio zio e gli faceva mille feste.