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Io son più bello di voi, perchè le mie ali vollero somigliare alle fiamme dell'Etna. Le mie ali, arrossate dai possenti tabacchi vulcanici, sembrano un forte paio di baffi conquistatori sopra la burbera faccia di quella nube che lascio dietro di me.

Poco tempo dopo, i giornali portarono la notizia che una ragazza della Fabbrica dei Tabacchi si era suicidata per amore: era proprio la ragazza vestita da studente vagabondo, allegra e chiassosa come un passerotto. Coi suoi risparmi era andata a comprare un revolver, dicendo che doveva regalarlo a un cugino.

Mancherebbe che ci fosse anche il permesso della sigaretta per far diventare il reclusorio uno spaccio di tabacchi. Il direttore era stato in tutte le camerate a fare una specie di predicozzo sui doveri del condannato e a incoraggiare i reclusi a sperare nella grazia sovrana.

Del Tabacchi, scultore insigne che possiede tutte le mie simpatie, si ammirano qui tre lavori, la Peri, l'Ipazia e Tuffolina; le due prime concepite con grande altezza di pensiero e tutte poi eseguite con un sentimento del vero, con una maestria di scalpello, da non potersi desiderare di più. Anche al Tabacchi dirò: artista dall'ingegno poderoso, mirate in alto.

Quali risorse rimanevano a questi tapini? Il lavoro della madre e della figlia, lavoro di donne che rende generalmente uno scarso guadagno. La prima faceva treccie di paglia colle quali si compongono stuoje, e la seconda era operaja nella fabbrica dei tabacchi, guadagnando fra tutte due un trenta soldi al giorno.

Come si passassero i sette, i quattordici giorni di attesa all’Acquasanta, dove è adesso la Regìa de’ Tabacchi, segregati, quasi carcerati in una nuda cameretta, immagini chi può; mentre il legno, non ammesso a libera pratica, ancorato in rada e sotto vigilanza facile ad eludersi, caricava in quarantena e ripartiva pel Continente.

Entrammo dal Barrozzi, bevemmo il bicchierino e vedendo ch'io metteva mano al portamonete: troppe grazie, mi disse; me lo attendeva... Ah! la conosco di fama! Avviandoci alla Stazione, entrai da un venditore di tabacchi per provvedermi di zigari. Egli mi seguì. Posso offrirle? diss'io, presentandogli un mazzo di virginia.

Fu allora che il conte di Schifanoja venne autorizzato dalla Camera ad emettere in favore della Regia Cointeressata dei Tabacchi tante obbligazioni quante ne occorrevano, perchè entrassero nelle casse dello Stato cento ottanta milioni.

Non sa lei che il solo scompartimento dei tabacchi del London-dock è lungo un miglio inglese? Ma allora quanto c'è per arrivare al dock delle Indie? Ci vuole andare in battello o per strada ferrata? Ci voglio andare a piedi. Mi guardò i piedi. Io non so.... rispose ma m'immagino che siano quattro o cinque miglia. E che c'è per queste quattro o cinque miglia?

Passarono due o tre strade, tenendosi l'un dietro l'altro rasente alle muraglie, per ischermirsi alla meglio dalla pioggia fitta e sottile; Damiano innanzi e Bernardone alle sue spalle, chè non voleva l'amico gli uscisse di mano allo scantonar della via. Attraversato un piazzaletto deserto, l'ardito scolare entrò in una di quelle anguste e fumose botteguccie, ritrovo degli oziosi di vent'anni, dove, in onta all'insegna cubitale di CAFFÈ, si fa spaccio di tabacchi e di liquori, e si pongono innanzi a qualche mal capitato certe torbide aranciate e limonee, che Dio ne scampi. Ingombrava la bottega una gran nube di fumo, attraverso il quale potevansi a stento discernere sette od otto persone sdrajate qua e l