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I più vecchi ricordavano ai più giovani che tale grido voleva dire una rivolta: e una rivolta di forzati e reclusi poteva avere delle conseguenze terribilissime. Mentre si svolgeva nelle camerate il concetto di limitarsi a una protesta individuale, si sentirono dei gemiti e delle voci strazianti che uscivano dai banchi di rigore. Il fuori! fuori! fu un fatto compiuto.

Molte di esse in sulle prime resistono alle sollecitazioni, di cui sono l’oggetto dalla parte delle loro camerate gi

La questione del malcontento generale non era mica limitata al «silenzio». I reclusi si lamentavano anche per altre cose. Essi dicevano, per esempio, che era antiumano e contrario all'igiene affollare i tavolati delle camerate di ottanta pagliericci. «Dormivano l'uno addosso all'altro come bestieUno mi si raccontava che avesse avuto bisogno di sputare di notte, doveva mettersi sul sedere e sbattere l'espettorazione al di l

L'«Hôtel», di legno, ha una forma strana, sembra un gasometro munito di finestre. Dei tetti bassi, neri e irregolari gli si aggruppano intorno. Nel mezzo all'edificio principale, al gasometro, vi è un cortiletto circolare, oscuro, umido, una specie di pozzo, sul quale si aprono le porte delle camerate. Un sistema di logore scalette di legno, che d

Tutte le camerate furono in piedi. In ciascuna nacque un pandemonio indescrivibile. Le «asse dei pancacci» mi diceva uno di loro incominciarono a volare da una parte e dall'altra. Si urlava, si sgolavano ingiurie e si imprecava contro la giustizia. I reclusi aggiunsero al casaldiavolo il rifiuto della minestra. Nessuno di loro aveva voluto sporgere la gamella. Datela ai maiali! datela!

Ritorno col pensiero ad un tempo molto lontano, io non aveva compiuto ancora i tredici anni, e le camerate del collegio di B m'avevano accolto da pochi giorni in mezzo ad una nidiata di vispi fanciulletti. Ve n'erano di grandicelli, ma la più parte erano più piccini di me; così che nel primo giorno che io vi era entrato, la mia comparsa era stata causa di molte gare fra i miei nuovi compagni.

Le mani dei galeotti irruppero negli applausi e le loro bocche incominciarono a gridare: Viva l'Italia! Viva l'Italia! Ai reclusi venne fatto lo stesso discorso e anche nelle loro camerate risonarono i battimani e il: Viva l'Italia! I soldati rimasero nel reclusorio tre giorni e i caporioni passarono sotto consiglio e andarono ai banchi di rigore per qualche mese.

Ma ecco che si sente il suono d'un organetto, di quella fisarmonica che è l'istrumento prediletto dei nostri contadini; molti fanno cerchio, qualcuno balla. Una donna singhiozza. Le camerate sono silenziose. cercano rifugio i solitarî: coloro che vogliono nascondere il dolore.

L'azione degli ufficiali non rappresentava di certo alcun freno in questi moti, perchè essa si limitava al controllo delle cifre sui registri, alla sorveglianza del maneggio d'armi nei cortili delle caserme e dei castelli, e si arrestava alla soglia delle camerate che perciò restavano abbandonate a medesime ed ai propri inquilini in un vero stato di abbiezione morale e di miseria materiale.

Con 600 grammi di pane cento volte inferiore a quello del soldato, e 150 grammi di pasta sempre scellerata, un condannato si sente i crampi nello stomaco più di una volta in 24 ore. In tutte le camerate si ripete la stessa storia: «Ho fame, si ha fame, abbiamo fame.» I trentacinque minorenni della nona camerata, quasi in faccia alla nostra, ci impietosivano.