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"Ahimè!... Un profumo mi niegano i fiori "E la Musa un esametro!" Sovra il suo ciglio brillò una lagrima; Scosso era il labbro da un lieve tremito; E la spaziosa fronte Chinava Anacrëonte. Allor dei vate battè sull'omero Il sacerdote, la cerea tavola Colla destra additando, E disse sogghignando: "Pazzi e pöeti sono sinonimi!

Dalla parete «La Bella» del Tiziano mi guardava blandamente d'in fra le palpebre arrossate. «Che cos'era quel messaggio che mi mandastechiese la giovane signora, con la graziosa testa un po' inclinata sull'omero. «Non ho capito bene...» Non avevo quasi voce. «Ho detto»... balbettai, «ho detto che Hugo Wolff mi invitava ad entrare. Vi ho sentito cantare la sua romanza». Essa rise.

Finisco di dire una parolina a' tuoi concittadini e sono da te. Così dicendo, il buon Picchiasodo curvò amorosamente la testa sull'òmero della sua dama, fece l'occhiolino nei due traguardi che le ornavano il capo, e parve contento del fatto suo. Quindi, pigliato dalle mani d'un servente l'uncino, ne accostò la punta arroventata al focone.

Scossa da quell'accento supplichevole, la fanciulla aperse a stento le ciglia e rivolse a Spinello una languida occhiata; ma le palpebre si richiusero tosto. Mosse ancora le labbra, come per dire qualche cosa, indi si abbandonò come persona stanca e lasciò ricader la testa sull'omero. Due grida strazianti proruppero ad un tempo; il grido di mastro Jacopo e il grido di Spinello Spinelli.

Qui il Sappia, vedendo che Enrico era ancora mezzo vestito da garibaldino, gli domandò se non pensava a mutar d'abito e a uscir di casa. Certamente, rispose Enrico, sto aspettando che il sarto mi rechi il vestito nero. E chi è mai di grazia il tuo sarto? domandò il marchese, mentre arrovesciava indietro sull'omero con ineffabile garbo la rivolta del suo soprabito da mattino.

Egli si lasciò persuadere a deporre sul capezzale il peso inerte che gli si era abbandonato sull'ómero; e mentre Maria con atto pietoso chiudeva gli occhi dell'estinta, egli, ritto ed immobile, con le braccia ciondoloni, con le mani intrecciate, ricorreva nel pensiero i giorni della sua infanzia, quando sua madre lavorava con indomita energia per fargli men dura la vita; e, aspra con gli altri e con , prodigava solo per lui tesori d'affetto e di tenerezza.

L'altro, da uomo che non vuol sprecar tempo fiato, ammutolisce, squaderna un pacco di carte che ha tolto dal portafogli, depone una busta chiusa sul tavolino, nasconde le altre carte nel portafogli e il portafogli in tasca, e quando Donato risolleva il capo, gli batte famigliarmente sull'omero, e prosegue: «Bravo giovinotto! bravo giovinotto!

"Vi fo un regalo di tutto ciò che ho detto sino ad ora." "È un regalo che costa niente," pensò Alice. "Buono che non fanno di que' regali ne' giorni natalizii!" Ma non osò dir questo a voce alta. "Sempre meditabonda?" domandò la Duchessa, mentre affondava quel suo mento acuminato sull'omero della bambina. "Ho ben di che!" rispose vivamente Alice, perchè cominciava a sentirsi annoiata.

Lasciamole amare a modo loro; diss'egli; chi ama non vuol testimoni. Gisella sorrideva, socchiudendo i grandi occhi d'indaco e sprigionandone lampi «di faville d'oro» come avrebbe detto il Chiabrera; quindi arrovesciata la bionda testa sull'omero, porgeva la bianca gola ai baci del suo sgridatore, per cui era tanto lieta, tanto superba di esser bella.

Mattia, ella gli disse allora, abbandonata la faccia sull'omero di lui, con un accento vibrante di passione, che cosa farei, Mattia, per poterti dare la felicit