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Spiri o dal lato destro o dal mancino, o ne le poppe, sempre è così lento, che si può far con lui poco camino; e rimanea talvolta in tutto spento: soffia talor averso, che gli è forza o di tornare, o d'ir girando all'orza.

poi, liquefatta, in stessa trapela, pur che la terra che perde ombra spiri, che par foco fonder la candela; così fui sanza lagrime e sospiri anzi ’l cantar di quei che notan sempre dietro a le note de li etterni giri; ma poi che ’ntesi ne le dolci tempre lor compatire a me, par che se detto avesser: ‘Donna, perché lo stempre?’,

Amore insidia dalla rosa e ride e passa il bel garzone e il giunge un dardo: egli piega morente e par che spiri, cercando amore.

e l’un da l’altro come iri da iri parea reflesso, e ’l terzo parea foco che quinci e quindi igualmente si spiri. Oh quanto è corto il dire e come fioco al mio concetto! e questo, a quel ch’i’ vidi, è tanto, che non basta a dicer ‘poco’. O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi!

I lenti ritmi appresi li aveano essi dai venti, da lo stormir delle frasche sonore, dalle piogge d’Autunno, dai sospiri degli usignoli quando Maggio torna, dal riso della terra che s’adorna se Primavera in sua freschezza spiri....

però ripiena di celeste ardore, di gloria accesa e colma di mercede; vaga di bello e di perpetuo amore: di grazia albergo e di bellezza erede, sola fra noi vivete in dolce amore, del ben del Ciel facendo in terra fede. Del Cardinale Ippolito De' Medici Anima bella, che nel bel tuo lume divino interno ti rivolgi e giri, e indi in voce dolcemente spiri il suon ch'avanza ogni mortal costume;

183 E vedendo le lacrime indefesse, ed ostinati a uscir sempre i sospiri, per far sempre dire uffici e messe, mai satisfar potendo a' suoi disiri; di non partirsi quindi in cor si messe, fin che del corpo l'anima non spiri: e nel sepolcro fe' fare una cella, e vi si chiuse, e fe' sua vita in quella. 184 Oltre che messi e lettere le mande, vi va in persona Orlando per levarla.

Spiri propizio il vento Allo spietato legno. Presto il remoto segno Dato ti sia toccar! Perchè la fronte mesta Pieghi nel dirmi addio? Pensa che soffro anch'io Quello che soffri tu; E sol conforto resta Al duol che il cor mi serra Pensar che forse in terra Non ti vedrò mai più! Marta non era bella, Ma bionde avea le chiome. Folte e lucenti come Quelle di un cherubin;

e l’un da l’altro come iri da iri parea reflesso, e ’l terzo parea foco che quinci e quindi igualmente si spiri. Oh quanto è corto il dire e come fioco al mio concetto! e questo, a quel ch’i’ vidi, è tanto, che non basta a dicer ‘poco’. O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi!

e l'un da l'altro come iri da iri parea reflesso, e 'l terzo parea foco che quinci e quindi igualmente si spiri. Oh quanto e` corto il dire e come fioco al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi, e` tanto, che non basta a dicer 'poco'. O luce etterna che sola in te sidi, sola t'intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi!