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Lo sollevai tra le braccia, lo baciai, lo misi a terra, stirandomi tutto per scacciare il torpore che mi aveva invaso; osservandolo con intenso piacere, mentre lo tenevo per le mani un po' discosto, quasi lo vedessi allora per la prima volta.

Un gemito, un orribile gemito, partì dal petto della meschina, il suo corpo si rizzò a mezzo sul letto e cadde rovesciato fra le mie braccia. "Clelia! Clelia!" Le sollevai la fronte, le toccai il seno e i polsi. "Clelia! Clelia!" gridai un'altra volta disperato. Non mi rispose, non mi avrebbe risposto più mai era morta.

E Maria e Natalia si precipitarono nella camera, verso la madre, gridando di gioia; e, l'una dopo l'altra, le s'appesero al collo e le coprirono il viso di baci; e dalla madre passarono a me, e io le sollevai, l'una dopo l'altra, nelle mie braccia. Le due campane squillavano a furia; tutta la Badiola pareva invasa dal fremito del bronzo. Era il Sabato Santo, l'ora della Risurrezione.

»Un grido di mia madre mi trattenne. Essa aveva veduto luccicare l'acciaro nella mia mano. Allora mi contentai di rovesciare sul pavimento l'ubbriaco. »Sollevai mia madre, ed ambi piangemmo quasi tutta la notte insieme. »Alla mattina, col pretesto di un viaggio vicino, attaccai un calesse col miglior cavallo, giunsi a Genova, vendei l'uno e l'altro, e presi subito passaggio per Montevideo

Se Clelia avesse potuto vedermi in quel momento avrebbe avuto paura di me io stesso ne aveva. Inorridito da quel dubbio fatale sollevai la testa di Clelia che si era appoggiata sulle mie ginocchia, e respinsi il suo corpo che cadde abbandonato sul divano.

Ricoverando lentamente gli spiriti, sollevai la testa e pronunciai con parola velata: Pronto, generale. Ed egli: Insellate il cavallo e cercate la brigata Milano di cui non si ha notizia. Sviluppatela sulla sinistra.

Stetti un momento immobile. Mi sentivo.... poco bene. Se la governante m'avesse guardato in viso, m'avrebbe offerto un bicchiere d'acqua. Animo! dissi poi a me stesso; sollevai una tenda, feci un passo innanzi e mi trovai in faccia a Vittor Hugo. Era in piedi, solo, immobile.

Quello che mi hanno riferito. Che ti hanno riferito? Nulla, nulla.... Credevo che Tullio ti avesse dato qualche dispiacere. Parlavano nel vano di una finestra, dietro le cortine ondeggianti, mentre di fuori stormivano gli olmi. Io mi feci innanzi, prima che s'accorgessero di me; sollevai una cortina, mostrandomi. Ah, Tullio! esclamò mia madre. E si scambiarono uno sguardo, un po' confuse.

Ero presso alla finestra. Sollevai la cortina color di fiamma guardando giù nel giardino. Nei primi tempi della nostra relazione mio cugino aveva osservato che esso era troppo ben tenuto, troppo regolare, che gli mancava la poesia e il mistero dei luoghi abbandonati. Ecco pensai ora si vestir

Io la sollevai, insinuando le braccia sotto il corpo rigido e appesantito; la collocai con precauzione, quasi temessi di destarla da benefico sonno, dentro la cassa, aggiustando le pieghe della veste, sospingendo un po' il guanciale perchè la testa vi si adagiasse comodamente, e lo ricordo bene mi chinai a parlarle sommesso vicino alle labbra: Dormi, cara! Sogna, cara! Sogna!