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O che un accordo tra lui ed il Senato abbia preceduto, o che questa sia la consuetudine, o che non ci sia altro da fare, le sue osservazioni, consacrate in una scrittura, vengono dall’attuario senatoriale pubblicamente lette.

Ci si consenta di tornare un poco indietro per osservare che la soppressione dei Gesuiti aiutò lo sviluppo dello insegnamento privato. Tra le scuole più note d’allora ce n’era una nel quartiere di Ballarò. Nel giorno che inaugurossi la nuova Biblioteca senatoriale (25 apr. 1775), il Vicerè volle entrare nella vicina chiesa di S. Michele Arcangelo per ricevere la benedizione. «Quivi fecero una vaga, deliziosa mostra li scolarelli di G. B. Romano, pedante, prete, che teneva scuola presso la detta chiesa, quali vestiti da soldati con armi e bandiere, formando uno squadrone di battaglia, fecero corte ed onore al Principe: e la banda degli strumentisti di questa truppa di ragazzetti accrebbe il brio e lo spirito di questa festa»⁴³². Immaginiamo la gioia del p. Romano a questa funzione militare, e come dev’essere stato felice quando il Vicerè Marcantonio Colonna gli avr

Avrei adunque avuto campo al lavoro. Fui difatti assolto dalla Commissione Senatoriale. Se non che il Governatore Venanson, odiato e odiatore in Genova, irritato dallo sfregio e pauroso della taccia di calunniatore che la popolazione, vedendomi libero, gli avrebbe avventato, corse a gettarsi ai piedi del re clementissimo, Carlo Felice, accertandolo che per prove fidate a lui solo io era colpevole e pericoloso, e il re clementissimo, commosso al dolore inquieto del Governatore, calpestò la sentenza dei giudici e i miei diritti ed il dolore muto de' miei genitori, e fece intimarmi che o mi scegliessi soggiorno, rinunziando a Genova, a ogni punto delle spiaggie liguri, a Torino e ad altre citt

Gli studiosi di criminologia moderna gradiranno sapere che queste marche eran tatuaggi, segni fatti a punta d’ago sulla viva carne³²³. ³²³ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XX, p. 167; v. XXI, pp. 114, 140, 214. Un facchino di piazza coperto d’uno straccio simboleggiante la toga senatoriale, camuffato da Senatore per le grasce, camminava per Ballarò.

Per questo aveva condotto le cose in modo che il Candiano venisse assunto al dogato, per questo s'adoperava tuttavia, e con più energia di prima, ora appunto che il frutto pareva maturo, e tutte le fila della infernale sua trama venivano finalmente a convergere ad un punto solo. V'era in somma in quell'uomo coperto dalla toga senatoriale più di quanto basta a far torcere il viso pel ribrezzo.

Venne il giorno del giudizio. Non un membro del Senato chi mancasse. Le tribune pubbliche erano stivate: giornalisti e corrispondenti d'ogni paese eran venuti ad assistere al memorando processo, ad estenderne il resoconto, a notare impressioni. Una folla sterminata si accalcava intorno al palazzo senatoriale. La truppa era stata consegnata.

Alla lettura del D’Angelo furono presenti, oltre un buon numero di amatori, i due Di Blasi, il Gregorio, l’Angelini, Bibliotecario della senatoriale, il Barone Forno, il Morso, il Di Chiara, l’arcidiacono Dini, D. Camillo Genoese di Caltanissetta, il Conte D. Vincenzo Castello, figlio di Gabriele, il sac. D. Francesco Polizzi, Decano della Magione, ed il giovanetto Duchino di Camastra, assidui frequentatori della Societ