United States or Denmark ? Vote for the TOP Country of the Week !


Garibaldi lo ragguagliò di quanto era avvenuto e condusse il generale in capo al luogo che gli era servito da osservatorio in casa Blasi, e gli mostrò i preparativi dei Napoletani per una precipitosa ritirata, concludendo col fargli questo piano: «Egli, Garibaldi, si getterebbe ai fianchi del nemico fuggente; il Roselli coll'artiglieria del Calandrelli, la linea e i carabinieri della riserva resterebbe a difendere la posizione espugnata e appoggerebbe l'attacco».

Non una parola di fuoco che accendesse gli spiriti; non un atto che sorreggesse le fedi vacillanti, che sollevasse alla visione d’una Sicilia forte, libera e indipendente. Il tentativo del Di Blasi fu un’allucinazione generosa al miraggio della libert

Di Blasi in sostegno delle istanze del Bey di Tunisi contro il Principe di Paternò. In Palermo, 1800, nella R. Stamperia. In , pp. 20.

Guardando da una finestra dell’albergo di Madama Montaigne, W. Goethe vide il 13 aprile del 1787 uno di questi graziati. La impressione che ne riportò non fu favorevole. Ott’anni dopo, il 20 maggio del 1795, passando dal Piano di S.a Teresa, Hager vide per caso decapitare F. P. Di Blasi: e ne restò penosamente colpito. Il futuro autore del Faust parve sorridere della toletta del graziato; il giudice dell’impostore Vella si rammaricò del giustiziato: entrambi visitatori della Citt

In un medesimo tempo fiorivano, nella sola Palermo, col citato Villabianca il Testa, i fratelli Di Blasi, Gabriele Castello di Torremuzza e R. Gregorio: sei tra una pleiade di benemeriti delle sicule memorie.

Ma che manovra! ribatteva Garibaldi, non vedete che quello è un esercito che fugge? e lasciò il generale in capo a passare tranquillamente la notte in casa Blasi, e lui pure se ne andò a dormire coi suoi all'aperto. Al nuovo mattino non c'era più a Velletri un solo Napoletano! Si è voluto fare un'accusa a Garibaldi di avere attaccato battaglia col borbonici contro l'ordine del generale in capo.

Alla lettura del D’Angelo furono presenti, oltre un buon numero di amatori, i due Di Blasi, il Gregorio, l’Angelini, Bibliotecario della senatoriale, il Barone Forno, il Morso, il Di Chiara, l’arcidiacono Dini, D. Camillo Genoese di Caltanissetta, il Conte D. Vincenzo Castello, figlio di Gabriele, il sac. D. Francesco Polizzi, Decano della Magione, ed il giovanetto Duchino di Camastra, assidui frequentatori della Societ

La fortuna del passatempo si tradusse in una specie di frenesia tanto negli attori quanto negli spettatori. V’era un certo Di Blasi, un certo Natoli, Fazello, Pampillonia, Agarbato, Spadaro, Mineo, Monteleone, Barone⁴³ e non so quanti altri, che volevano parere agili e gagliardi, ed erano invece o pieni di velleit

Quando, dopo la decapitazione del Di Blasi, la Societ

G. Evangelista Di Blasi con la Storia dei Vicerè di Sicilia, preludeva alla ponderosa e troppo diffusa Storia di Sicilia . Il periodico di Opuscoli di erudizione, in venti volumi, durato fino al 1778 a cura di Salvatore Di Blasi, veniva seguito dall’altro congenere di Nuova Raccolta.