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Il duchino si gettò ai piedi della contessa dicendole: Oh! darei la mia vita.... per avere la vostra! Al domani, il marchese A. B.... e il cavaliere G. D...., rappresentanti del conte Tomacelli, decisero un duello a oltranza, insieme con l'onorevole E. F.... e il principe russo G. H...., padrini del duchino di Zagarolo.

In una delle splendide sale del Palazzo Butera in Palermo⁴⁸⁷ è la ricca biblioteca della Casa. Tra i manoscritti del Duchino di Camastra, che, dopo il 1805, dovea essere D. Giuseppe Lanza e Branciforti, Principe di Trabia e di Batera, ed uno dei più colti ed affabili letterati del sec.

Giovedì alle quattro, nel tornare al palazzo, il conte Tomacelli vide il duchino di Zagarolo, che passeggiava sotto le finestre, tenendo una rosa in mano, nella posa classica d'una Primavera di gesso. Il conte Tomacelli, il quale è un uomo che non ischerza, entrò in casa e disse alla contessa: Vogliamo andare a far due passi?

gli rimaneva addietro il Barone Diego Sansone allorchè andava ad assalire la casa del Duca di Vatticani chiamandolo a duello per litigi corsi tra il proprio figliuolo Alfio ed il Duchino medesimo, e gratificava di contumelie il Capitano della Gr. C. Torretta, andato da lui per tradurlo in carcere²¹¹. ²¹¹ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVI, pp. 147 e 328-29.

L'imprudente duchino di Zagarolo li seguì a breve distanza, odorando la rosa e baciandola ogni tanto, con certe occhiate languidissime, che parevano dire: Questa rosa è il più bel marciapiede della mia vita! Il marito, intanto, mormorava fra : La rosa l'è un bel fiore, come la gioventù; passa, bastona e muore.... e non ritorna più!

Alla lettura del D’Angelo furono presenti, oltre un buon numero di amatori, i due Di Blasi, il Gregorio, l’Angelini, Bibliotecario della senatoriale, il Barone Forno, il Morso, il Di Chiara, l’arcidiacono Dini, D. Camillo Genoese di Caltanissetta, il Conte D. Vincenzo Castello, figlio di Gabriele, il sac. D. Francesco Polizzi, Decano della Magione, ed il giovanetto Duchino di Camastra, assidui frequentatori della Societ

Al primo assalto, la testa del duchino fu divisa in due come una persica spaccarella: met

La coppia infelice, pedinata dal duchino, arrivò a piazza del Popolo e salì al Pincio. Ma l'acqua non era che un vile pretesto come l'orologio. Il conte si ritirò bensì dietro una siepe, ma in atto vigilante, con un occhio alla moglie, un occhio al duchino e un occhio nello spazio intermedio. Il tranello riescì perfettamente.

⁴³⁹ Diario del Duchino di Camastra, nella Biblioteca Trabia, a. 1799.