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E s'io non fossi impedito dal sasso che la cervice mia superba doma, onde portar convienmi il viso basso, cotesti, ch'ancor vive e non si noma, guardere' io, per veder s'i' 'l conosco, e per farlo pietoso a questa soma. Io fui latino e nato d'un gran Tosco: Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; non so se 'l nome suo gia` mai fu vosco.

e la` m'apparve, si` com'elli appare subitamente cosa che disvia per maraviglia tutto altro pensare, una donna soletta che si gia e cantando e scegliendo fior da fiore ond'era pinta tutta la sua via. <<Deh, bella donna, che a' raggi d'amore ti scaldi, s'i' vo' credere a' sembianti che soglion esser testimon del core,

E qual e` quei che disvuol cio` che volle e per novi pensier cangia proposta, si` che dal cominciar tutto si tolle, tal mi fec'io 'n quella oscura costa, perche', pensando, consumai la 'mpresa che fu nel cominciar cotanto tosta. <<S'i' ho ben la parola tua intesa>>, rispuose del magnanimo quell'ombra; <<l'anima tua e` da viltade offesa;

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fe' Glauco nel gustar de l'erba che 'l fe' consorto in mar de li altri dei. Trasumanar significar per verba non si poria; pero` l'essemplo basti a cui esperienza grazia serba. S'i' era sol di me quel che creasti novellamente, amor che 'l ciel governi, tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti.

<<E te sia rea la sete onde ti crepa>>, disse 'l Greco, <<la lingua, e l'acqua marcia che 'l ventre innanzi a li occhi si` t'assiepa!>>. Allora il monetier: <<Cosi` si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; che' s'i' ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, non vorresti a 'nvitar molte parole>>.

Or s'i' non procedesse avanti piue, 'Dunque, come costui fu sanza pare? comincerebber le parole tue. Ma perche' paia ben cio` che non pare, pensa chi era, e la cagion che 'l mosse, quando fu detto "Chiedi", a dimandare. Non ho parlato si`, che tu non posse ben veder ch'el fu re, che chiese senno accio` che re sufficiente fosse;

Noi li avem gia` dietro; io li 'magino si`, che gia` li sento>>. E quei: <<S'i' fossi di piombato vetro, l'imagine di fuor tua non trarrei piu` tosto a me, che quella dentro 'mpetro. Pur mo venieno i tuo' pensier tra miei, con simile atto e con simile faccia, si` che d'intrambi un sol consiglio fei.

Ora chi se', ti priego che ne conte; non esser duro piu` ch'altri sia stato, se 'l nome tuo nel mondo tegna fronte>>. Poscia che 'l foco alquanto ebbe rugghiato al modo suo, l'aguta punta mosse di qua, di la`, e poi die` cotal fiato: <<S'i' credesse che mia risposta fosse a persona che mai tornasse al mondo, questa fiamma staria sanza piu` scosse;

Pero` comprender puoi che tutta morta fia nostra conoscenza da quel punto che del futuro fia chiusa la porta>>. Allor, come di mia colpa compunto, dissi: <<Or direte dunque a quel caduto che 'l suo nato e` co'vivi ancor congiunto; e s'i' fui, dianzi, a la risposta muto, fate i saper che 'l fei perche' pensava gia` ne l'error che m'avete soluto>>.

<<E te sia rea la sete onde ti crepa>>, disse 'l Greco, <<la lingua, e l'acqua marcia che 'l ventre innanzi a li occhi si` t'assiepa!>>. Allora il monetier: <<Cosi` si squarcia la bocca tua per tuo mal come suole; che' s'i' ho sete e omor mi rinfarcia, tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole, e per leccar lo specchio di Narcisso, non vorresti a 'nvitar molte parole>>.