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<<Noi anderem con questo giorno innanzi>>, rispuose, <<quanto piu` potremo omai; ma 'l fatto e` d'altra forma che non stanzi. Prima che sie la` su`, tornar vedrai colui che gia` si cuopre de la costa, si` che suoi raggi tu romper non fai. Ma vedi la` un'anima che, posta sola soletta, inverso noi riguarda: quella ne 'nsegnera` la via piu` tosta>>.

se cosa appare ond'elli abbian paura, subitamente lasciano star l'esca, perch'assaliti son da maggior cura; cosi` vid'io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa, com'om che va, ne' sa dove riesca: ne' la nostra partita fu men tosta. Purgatorio: Canto III Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga,

se cosa appare ond’ elli abbian paura, subitamente lasciano star l’esca, perch’ assaliti son da maggior cura; così vid’ io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa, com’ om che va, sa dove rïesca; la nostra partita fu men tosta. Purgatorio · Canto III Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga,

Scusate, padron mio riverito; rispose il Maso, facendo faccia tosta; ero prigione, ma non gi

E la ripetè con faccia tosta in istrada a' conoscenti; nel negozio d'Occhipinti dove, passando, l'invitarono a entrare; in piazza dove la gente con l'occhio all'erta almanaccava in capannelli; nella sacristia, tra un crocchio di preti, mentre si vestiva per dire, in suffragio delle anime del purgatorio, una messa che un devoto gli aveva pagato il giorno avanti.

Poi, trovata nella scarpina una mezza mandorla tosta, ch’era l’unica entrata nel segno a comprovare la destrezza di Madlen, per farsi da lei perdonare quel sonno poco diplomatico, il rappresentante in Ispagna del signor Teodoro Roosewelt ebbe con molto garbo la galanteria di mangiarla. Ora è venuta l’alba. L’Urumea tace.

E qual è quei che disvuol ciò che volle e per novi pensier cangia proposta, che dal cominciar tutto si tolle, tal mi fec’ ïo ’n quella oscura costa, perché, pensando, consumai la ’mpresa che fu nel cominciar cotanto tosta. «S’i’ ho ben la parola tua intesa», rispuose del magnanimo quell’ ombra, «l’anima tua è da viltade offesa;

Non esce mai di corte se non quando del popol manda una gran parte in bando. E se a tardarla fusse allor men tosta qualche armonia di ferro o d'altro sòno, l'impulsa torma irebbe assai discosta. Cosí dal rege suo guidate sono: però Natura vòl che senza sosta lor di concento arresti qualche tono, e 'nsieme le raguni a nova tomba, in guisa de' soldati al sòn di tromba.

E, appresso questo, per una comparazione liberamente apre l'animo suo dicendo: «E quale è quei che disvuol», cioè non vuole, «ciò ch'e' volle», poco avanti, «E per nuovi pensier», sopravvenuti, «cangia proposta», quello che prima avea proposto di fare, « che dal cominciar tutto si tolle; Tal mi fec'io in quella oscura costa»; percioché mostra non fossero ancor tanto andati, che usciti fossero del luogo oscuro, nel quale destandosi s'era trovato. «Per che, pensando»; mostra la cagione perché divenuto era tale, quale è colui il quale disvuole ciò ch'e' volle, e dice che, pensando non fosse il suo andare pericoloso, «consumai», cioè finii, «l'impresa», che fatta avea di seguir Virgilio. «Che fu, nel cominciar, cotanto tosta», cioè súbita, in quanto senza troppo pensare aveva risposto a Virgilio, come nel canto precedente appare, pregandolo che il menasse.

Quelle rive strette fra l'acqua e il verde dei monti, quel succedersi di colori dai più chiassosi ai più delicati, dal vino al latte, da una villetta di zucchero a una incassatura rocciosa e tosta, irta di punte; quel succedersi di artifici per andare a godere una spanna di sasso, una bricca, un pratello largo come un fazzoletto, quell'aprirsi sfacciato di nuovi immensi bacini d'acqua, pieni di azzurro e di luce, l