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Aggiornato: 6 giugno 2025


ARREOTIMO. Sono tra il vivo e il morto: onde s'i' fussi dimandato qual fussi o morto o vivo, non saprei che rispondergli, cosí ho l'animo turbato tra il timore e la speranza, dubitando che Erasto non s'incontri con Cintia e non s'ammazzino insieme! L'ho attesa a casa e non è ancor venuta, la balia che è gita in cerca di lei ha potuto trovarla.

S'i' era sol di me quel che creasti novellamente, amor che 'l ciel governi, tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti. Quando la rota che tu sempiterni desiderato, a se' mi fece atteso con l'armonia che temperi e discerni, parvemi tanto allor del cielo acceso de la fiamma del sol, che pioggia o fiume lago non fece alcun tanto disteso.

Tosto che 'l duca e io nel legno fui, segando se ne va l'antica prora de l'acqua piu` che non suol con altrui. Mentre noi corravam la morta gora, dinanzi mi si fece un pien di fango, e disse: <<Chi se' tu che vieni anzi ora?>>. E io a lui: <<S'i' vegno, non rimango; ma tu chi se', che si` se' fatto brutto?>>. Rispuose: <<Vedi che son un che piango>>.

Ora chi se', ti priego che ne conte; non esser duro piu` ch'altri sia stato, se 'l nome tuo nel mondo tegna fronte>>. Poscia che 'l foco alquanto ebbe rugghiato al modo suo, l'aguta punta mosse di qua, di la`, e poi die` cotal fiato: <<S'i' credesse che mia risposta fosse a persona che mai tornasse al mondo, questa fiamma staria sanza piu` scosse;

Or s'i' non procedesse avanti piue, 'Dunque, come costui fu sanza pare? comincerebber le parole tue. Ma perche' paia ben cio` che non pare, pensa chi era, e la cagion che 'l mosse, quando fu detto "Chiedi", a dimandare. Non ho parlato si`, che tu non posse ben veder ch'el fu re, che chiese senno accio` che re sufficiente fosse;

e la` m'apparve, si` com'elli appare subitamente cosa che disvia per maraviglia tutto altro pensare, una donna soletta che si gia e cantando e scegliendo fior da fiore ond'era pinta tutta la sua via. <<Deh, bella donna, che a' raggi d'amore ti scaldi, s'i' vo' credere a' sembianti che soglion esser testimon del core,

Tu te n'andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere. Ma di` s'i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando 'Donne ch'avete intelletto d'amore'>>. E io a lui: <<I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando>>.

Volsimi a loro e <<O gente sicura>>, incominciai, <<di veder l'alto lume che 'l disio vostro solo ha in sua cura, se tosto grazia resolva le schiume di vostra coscienza si` che chiaro per essa scenda de la mente il fiume, ditemi, che' mi fia grazioso e caro, s'anima e` qui tra voi che sia latina; e forse lei sara` buon s'i' l'apparo>>.

non mi celar chi fosti anzi la morte, ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco; e tue parole fier le nostre scorte>>. <<Lombardo fui, e fu' chiamato Marco; del mondo seppi, e quel valore amai al quale ha or ciascun disteso l'arco. Per montar su` dirittamente vai>>. Cosi` rispuose, e soggiunse: <<I' ti prego che per me prieghi quando su` sarai>>.

GHERARDO. Non ci vo per altro. VIRGINIO. Gli è tua; fanne a tuo modo; per me, te ne do licenzia. GHERARDO. In fine, e' non si possono aver tutti i contenti. Pazienzia! Ma, s'i' veggo bene, questa è Lelia che sará uscita fuora. Quella da poco della fantesca l'ará lasciata fuggire. LELIA da ragazzo, CLEMENZIA balia e GHERARDO. LELIA. Parti, Clemenzia, che la Fortuna si tolga giuoco del fatto mio?

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