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18 Veduto avreste i cavallier turbarsi a quel annunzio, e mesti e sbigottiti, senza occhi e senza mente nominarsi, che gli avesse il rival così scherniti; ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsi con sospir che parean del fuoco usciti, e giurar per isdegno e per furore, se giungea Orlando, di cavargli il core.

Osa pur, osa; il freno sol che avanza, togli a Neron; ne proverai tu prima i tristi effetti. Inutil tutto è il sangue, che alle fatali nozze tue fu sparso, se aggiunger v'osi oggi d'Ottavia il sangue. Mira Agrippina: ella il feroce figlio amava , ma il conoscea; il volle mai dall'angoscia del rival fratello liberar, mai.

Così il lungo digiuno e la fatica D'una ad un'altra visïon trabalza Il pensier de l'Eroe, quando, in lui fiso, Il Signor dei celesti: Ora è stagione, Disse in cor suo, che il mio rival conquida! Gli aurei letti lasciò, senz'altro aiuto Che il veloce desio; s'avvolse un manto Ampio, turchino come ciel d'autunno; A la fredda canizie un vasto impose Tricuspide lucente, e, sotto al braccio Un aureo accomodando orbe stellato, Simbol de l'universo, al più vicino Dei presèpi del ciel cheto avvïossi. Ivi, poichè di Giosuè la verga Del sole il cocchio a mezzo il ciel sostenne, E impietriti restâr di sotto al giogo I fulminei cavalli, una falange D'umili ma intelligenti on

84 buona è quella piastra e quella maglia, che spada o lancia non le taglia o fora; che potea seguir l'aspra battaglia tutto quel giorno e l'altro appresso ancora. Ma Rodomonte in mezzo lor si scaglia, e riprende il rival de la dimora, dicendo: Se battaglia pur far vuoi, fini

Posto quì fine al dir stringe la spada Ricoprendo d'oblio la propria pena, Ed eccitando i suoi prende la strada Ove furor contra il Baglione il mena; Toro sembrò, ch'arso d'amor sen vada Con adirato piè spargendo arena, Quando il corno arrotando empio si sdegna, Ed inverso il rival move l'insegna.

Sente il superbo Vïator quell'ampia Solitudin di cose; e al tanto aspetto De l'eterna rival l'animo esalta, Come rubusto ed animoso atleta, Che pronto e fiero in sul diviso aringo L'avversario mirando a lui di fronte Qual fondato edificio alzar le membra Valide e salde e provocar l'assalto, Ne l'impavido cor crescer più sente L'anima avvezza; agli allenati fianchi Batte le palme; le nodose braccia Brandisce, e, ardente di slanciarsi il primo, Vibra a l'aure sonanti il pugno e il grido. Precorreva l'Eroe gli anni; ed al volo Di splendide speranze il cor donando Nuovi trïonfi del Pensier vedea Su l'immensa natura; e: Verr

E mentre la sua mano Al cor la mia premea, «Arturo, ella dicea, Mi sarai tu fedelDi tali accenti al suono Mi si drizzar le chiome; «È forse questo il nome, Gridai, d'un mio rival!!! «No! la gentil rispose, Ma qui fa tanto scuro, Ch'io t'ho chiamato Arturo Invece di Pasqual!!! Ecco il fatal momento.... Fra poco, o dolce Elisa, Da me ti avr

42 Non men vuol Rodomonte il primo campo da terminar col suo rival l'impresa, che per soccorrer l'africano campo ha gi

Da' suoi torbidi amici appien disgiunta, quí di mie guardie cinta la vedrai, non tua rival, ma vil tua ancella: e in breve, s'io del regnar l'arte pur nulla intendo, ella stessa di se palma daratti. POPPEA Comun periglio oggi corriam; noi dunque oggi cercare, o Tigellin, dobbiamo comun riparo. TIGEL. E che? d'Ottavia temi?...

TIGEL. Ottavia trarre potran piú tosto ove Agrippina, e Burro, e tanti, e tanti, andaro. A voler spenta la tua rival, lascia che all'odio antico nuovo timor nel core al sir si aggiunga. Ei non svelommi il suo pensier per anco; ma so, che nulla di Neron l'ingegno meglio assottiglia, che il timor suo immenso. Roma, Ottavia chiamando, Ottavia uccide.