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Come la carne gloriosa e santa fia rivestita, la nostra persona piu` grata fia per esser tutta quanta; per che s'accrescera` cio` che ne dona di gratuito lume il sommo bene, lume ch'a lui veder ne condiziona; onde la vision crescer convene, crescer l'ardor che di quella s'accende, crescer lo raggio che da esso vene.

Onorato d'Urfé al canto 2.º dell'Amedeide maggiore. St. 2. «Cette seconde vision de l'Ange est superflue, parce que par la premiere il pouvoit faire la mesme chose

quand'io, che meco avea di quel d'Adamo, vinto dal sonno, in su l'erba inchinai la` 've gia` tutti e cinque sedavamo. Ne l'ora che comincia i tristi lai la rondinella presso a la mattina, forse a memoria de' suo' primi guai, e che la mente nostra, peregrina piu` da la carne e men da' pensier presa, a le sue vision quasi e` divina,

La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai li`, si fe' prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: <<Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentira` la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'e` la rogna.

Ecco dorme la madre: e per incanto Dagli assopiti sensi ecco fiorire Una verde vision di spessi ulivi, Tra cui sen viene in veste più che neve, Reggendo il tronco d'una spada infranta, Il suo bel giovinetto Aldo, più bello Dell'Arcangelo in viso e più raggiante.

Come la carne gloriosa e santa fia rivestita, la nostra persona piu` grata fia per esser tutta quanta; per che s'accrescera` cio` che ne dona di gratuito lume il sommo bene, lume ch'a lui veder ne condiziona; onde la vision crescer convene, crescer l'ardor che di quella s'accende, crescer lo raggio che da esso vene.

quand'io, che meco avea di quel d'Adamo, vinto dal sonno, in su l'erba inchinai la` 've gia` tutti e cinque sedavamo. Ne l'ora che comincia i tristi lai la rondinella presso a la mattina, forse a memoria de' suo' primi guai, e che la mente nostra, peregrina piu` da la carne e men da' pensier presa, a le sue vision quasi e` divina,

Disse, e ridendo un cotal riso altero, Sporse le labbra, e ottenebrossi in volto, E ratto s'involò come il pensiero Dove il nembo di morte era più folto. Stette il Duce, ondeggiò, tacito e fiero Girò lo sguardo, in mar di dubbî avvolto, Quando tra l'armi e il fumo e i morti e l'ira Nuova vision, nuovo portento ei mira.

Vedi che Dio, c'ha lunga man, ti giunge quando tu gli pensasti esser più lunge. 54 E seguitò il santissimo eremita, il qual la notte inanzi avuto avea in vision da Dio, che con sua aita allo scoglio Ruggier giunger dovea: e di lui tutta la passata vita, e la futura, e ancor la morte rea, figli e nipoti ed ogni discendente gli avea Dio rivelato interamente.

Così cala alla terra e, ad incensieri, splendono innanzi calici di gigli: cala, s'avanza e posa all'origlieri candidi e ai grami ed ispidi giacigli, e fa sognare: o vision' che i cigli bianchi e bruni ricercano, o divina Arte d'uscir dai sensi ed indovina Scienza che scifra quanto ne circonda!