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Le pose una mano sulla spalla e con accento pieno d'intenzioni, e quasi direi di minaccia, disse lentamente: Gina! ora la ti va meglio; tranquillati... Ora ben riconosci chi son io. La misera, al tocco di quella mano, al suono di quella voce, s'era messa a tremare di tutte le sue membra.

È morto! esclamarono i guerrieri accorrendo. Omar in pochi salti lo raggiunse. Il morente si agitava ancora stringendosi furiosamente al petto Fathma e macchiandola di sangue. Mi riconosci? gli chiese il negro. Sii... maledet...to! mormorò Notis. Il negro gli appoggiò la canna del revolver alla fronte e con un quinto colpo gli fece saltare le cervella. Ora sono vendicato! esclamò.

È una stanza che serve da ripostiglio. Qui un nuovo personaggio entrò in scena; era un uomo alto, imperioso, dai capelli neri, dal viso abbronzito, dall'espressione cinica e dura. Andiamo, Pietro, non far sciocchezze. Non mi riconosci? Apri quell'uscio. Il vecchio trasalì e spalancò gli occhi; era il suo padrone, il principe d'Ostellio, che da tanto tempo non aveva visto.

PEDANTE. Altilia, riconosci il tuo vero padre? ALTILIA. Io mai ebbi altro padre che voi. PEDANTE. Io son stato tuo padre equivoco; questi è tuo padre univoco. PSEUDONIMO. Figlia, non posso piú tenermi che non ti abbracci. O figlia ritrovata a tempo, quando meno sperava di ritrovarti! PEDANTE. Figlia, questo è quel tuo vero padre qual io stimava morto di peste.

ISOCO. O amata e desiata figliuola! MELITEA. O Dio, quanto presto sète fatto vecchio. ISOCO. Il tempo camina, figlia: tenetelo voi, ché stia fermo, e io terrò una medesima forma. Figlia, poiché hai conosciuto il tuo balio, riconosci ora il tuo vero padre. DOTTORE. Carissima figliuola, non ti ricorderesti del tuo vero nome?

«È voce di schiavo che insulta alla morte del signore...» «È del Caserta; la riconosci, Rogiero?» «Ti riconosco per empio... ma bada, breve gioia è quella che deriva dall'altrui pianto... fiero destino ti aspetta, Rinaldo... Accenni del capo, e mi deridi?

Ghita... oggi a pranzo, invece di due, saremo quattro... C'è anche questa tua antica amica... Oh, non la riconosci? La Ghita, prima che il maestro avesse finito di parlare, abbracciava la cantante, e asciugandosi gli occhi con una cocca del grembiale, ripeteva: O Antoniettina!... Antoniettina!... è lei! Com'è bella... Se la tua mamma... la povera Agatina fosse qui...

Impallidì; non osò voltarsi; forse era un'allucinazione. Aspettò che la voce ripetesse. Nicla! La donna si volse e balzò in piedi. Tu! disse con voce ansante. Brunello! Le stava innanzi un giovane, chiuso fino al collo da una pelliccia nera, asciutto e pallido; una lieve pelurie appariva sul suo labbro superiore; dentro gli occhi grandi la luce era viva ma irrequieta. Nicla! ripetè. Mi riconosci?

Anna, Anna: gridò Agapito entrandovi. La ragazza accorse sollecita. Ecco qui un brav'uomo del nostro paese; soggiunse lo zio: vedi un po' se lo riconosci! -Compar Matteo! esclamò Anna giungendo le mani e quasi non credendo agli occhi suoi.

Ci vado io, Giulietta. Va al telefono, GIULIETTA se ne va donde è venuta. Il telefono è posto alla parete che divide la sala da pranzo dal salotto, a destra della porta di comunicazione; cosicchè l'apparecchio non si vede, ma il pubblico vede NICOLETTA, quando sta a telefonare, col cornetto all'orecchio. NICOLETTA telefonando. Sei tu Piero? Silenzio breve. , son io. Non riconosci la mia voce?