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¹ Gli antichi Cronisti espongono la storia diversamente, e narrano come Enrico reduce di Soria andando a Roma nel 1195, sotto il Pontificato di Celestino III, trovò la Chiesa in discordia con Tancredi Conte di Lecce, fatto Re di Puglia e di Sicilia dal volere dei Baroni; onde per torgli il Regno convenisse col Papa di rapire Gostanza, figlia del Re Rogiero, dal convento di San Salvatore a Palermo, dov'era monaca consacrata, e prendersela in moglie. Gostanza, aggiungono, quando sposò l'Imperatore aveva circa 50 anni, ed essendo di lì a poco ingravidata, siccome nessuno lo credeva, allorchè si sentì vicina a partorire. fece tendere un padiglione su la piazza di Jesi, nella quale citt
Quante ore si rimanesse in quello stato ignoriamo; dopo un certo tempo i nervi ottici di Rogiero, offesi da un cotal senso di dolore, richiamavano ogni altra sua facolt
«Stringimi forte... porgimi la mano, o padre,... corro al premio della sventura.» Si reca la mano paterna alla bocca, e la bacia; poi si sforza d'imporsela sul capo: sviene a mezzo dell'atto; ricade la destra di Manfredi, la vita di Rogiero è gi
«Perchè mi hai tradito? che ti aveva io fatto?» rispose Rogiero con tale un suono che avrebbe commosso l'anima più feroce; «dunque non basta, per esser sicuri, non nuocere?» «Ma! io vi ho tradito.»
«Che San Germano vi aiuti!» rispose un uomo di sembianze piuttosto dure, di aspetto vigoroso, tutto coperto di piastre e maglie di ferro, come usavano portare gli uomini d'arme del Re Manfredi; «buona guardia, Rogiero.» «Oh! siete voi, Roberto?» disse Rogiero riconoscendo la voce; «qual diavolo vi porta in questi luoghi a questa ora?» «Voi stesso.»
La vista del padre moribondo è più angosciosa di quello che cuore umano possa soffrire.» Tutto questo discorso fu fatto dal primo favellatore, il quale ad ogni periodo si soffermava, quasi per godere della impressione dolorosa che faceva nell'anima di Rogiero.
Questi, parte per l'odio segreto che portava all'Ammiraglio, il quale, volendolo ad ogni costo per genero, gli attraversava le nozze con Clemenza Contessa di Catanzaro, da lui ardentemente amata; parte pei discorsi di Rogiero da Martorano cavaliere di molta reputazione, congiurò co' suoi nemici, ed anzi promise loro di ucciderlo.
«Un di noi due avanti che sia molto deve morire di ferro!» gridò concitato Rogiero.
Rogiero poi, sia che fosse dalla natura di più squisiti sensi dotato, sia che qualche trascuranza fosse avvenuta nel calarlo, si accôrse benissimo del ponte, ma non ne fece sembianza, e tirò innanzi.
«Non ritirate la mano dal mio capo.... non vogliate lasciarmi sul cammino della vita senza la vostra benedizione!» soffocato dai singulti diceva Rogiero. Enrico non rispose nulla. Rogiero alzò il volto, e lo vide immobile, come se non avesse inteso le sue parole; gli scosse leggermente la mano, e replicò: «Benedizione! benedizione!»
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