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Ci vado io, Giulietta. Va al telefono, GIULIETTA se ne va donde è venuta. Il telefono è posto alla parete che divide la sala da pranzo dal salotto, a destra della porta di comunicazione; cosicchè l'apparecchio non si vede, ma il pubblico vede NICOLETTA, quando sta a telefonare, col cornetto all'orecchio. NICOLETTA telefonando. Sei tu Piero? Silenzio breve. , son io. Non riconosci la mia voce?

Entra, passando per la sala da pranzo, FULVIA, preceduta da GIULIETTA, che si ferma sulla soglia senza annunziare e se ne va quando ella è entrata in salotto. FULVIA. è una signora giovane, elegante, in abito da visita; ha l'aria sventata, un fare da civetta. Nicoletta, Raimondo, Fulvia, Piero, Pucci. Si può? Non disturbo? NICOLETTA le va incontro. Oh, Fulvia. Come va? Si baciano.

La marchesa Clementina aveva i capelli castagni finissimi, ondati, lucenti e abbondantissimi per giunta. A volta amava stringerli in treccie lunghe e piene come Margherita, a volta gli scioglieva sulle spalle come Giulietta, e li adornava di fiori come Matelda ed Ofelia. Godeva de' suoi capegli come la tipica madre delle donne create, l

Se tu fossi stata al ballo, le disse una delle sue sorelle, non ti saresti dicerto annoiata: vi è capitata la più bella Principessa, ma di' pure la più bella che si possa vedere al mondo: essa ci ha fatto mille garbatezze, e ci ha regalato dei cedri e delle arance. Che cosa pagherei di poterla vedere! Via, signora Giulietta, prestatemi il vostro vestito giallo, quello di tutti i giorni.

Ricomponendosi per quanto gli è possibile. Ebbene? La signora è rientrata. È nella sua stanza. Bene. GIULIETTA se ne va. RAIMONDO prende il cappello, viene a PIERO, lo fissa per un istante, dolorosamente. Poi lo bacia in fronte. Grazie, Raimondo. Vai? . Non posso tardare di più. I due amici mi aspettano. Passerò poi da te, per sapere. Se vuoi. Gli butta le braccia al collo, singhiozzando.

«Ed egli a citarmi le cose più strambe, passando dagli amori di Arlecchino e Colombina, alla tomba di Giulietta; ricordando le situazioni più comiche, evitando a bello studio tutte le scene di passione. E ridevamo come due scolari in vacanza. Io gli chiesi: « Che cosa fanno stasera al Manzoni? « Non lo so, mi rispose; vado a vedere.

Oggi pranzo con un vecchio collega. FULVIA. salutandolo. Colonnello! Signora! Arrivederci, Piero! PIERO stringe la mano a FULVIA., poi bacia NICOLETTA sui capelli. Le due donne escono per la sinistra. Piero, Raimondo, poi Giulietta. Che si fa, Raimondo? Se vai alle officine ti accompagno per un tratto. Che ora è? Le due e dieci. Alle tre devo essere dal Salvadori.

Con agitazione crescente, va nella sala da pranzo e chiama. Giulietta? Giulietta? A GIULIETTA che si presenta. La signora è uscita? Sissignore. E mi ha lasciato questo biglietto, da darle quando il signore avesse chiesto di lei. Porge una lettera chiusa. PIERO la prende. Bene. GIULIETTA se ne va. Interroga RAIMONDO collo sguardo. Che vuol dire?

Restava Giulietta in mezzo a Romeo, e ad uno, chiamato Marcuccio il guercio, che era uomo di Corte molto piacevole e generalmente molto ben visto per i suoi motti festevoli e per le piacevolezze ch'egli sapeva fare; perciocchè sempre aveva alcuna novelluccia per le mani da far ridere la brigata e troppo volentieri senza danno di nessuno si sollazzava............. Giulietta, che dalla sinistra aveva Romeo e Marcuccio dalla destra, come dall'amante si sentì pigliar per mano, forse vaga di sentirlo ragionare, con lieto viso alquanto verso lui rivoltata, con tremante voce gli disse: benedetta sia la venuta vostra a lato a me!

Merelli apparve, alto, complesso, coi baffi rigogliosi, la pelle lucida e piena, lo sguardo lucente; una certa eleganza campagnuola negli abiti, che le sue membra riempivano fino a tenderne le cuciture; tutt'insieme, un aspetto di uomo sano e senza fastidi; una voce da toro. Giulietta!