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Uscì per le strade a vender fiori, ma visto che la gente non credeva più alla Gina di prima, pensò al modo di diventare un'altra Gina, poveretta! La vecchia signora, che l'aveva curata con tanto amore, le offrì ricovero in casa sua, in una viuzza tranquilla e fuor di mano, dove il sole non scendeva un momento, che per scappar via. Passò l'estate.

Anna e Gaspare uscirono. Nevicava tranquillamente: il vento aveva smesso e i fiocchi cadevano larghi, lenti, con una specie di silenzio solenne. La finestra della camera di Gina era aperta non ostante l'ora e la stagione, e l'infelice stava l

Ora siete mio ospite, e sapete ciò che vi dissi ieri in giardino. Temete le barricate; ciò che in volgare significa: non partirete senza il mio permesso. Ora si tratta di non lasciare solo quell'infelice. Egli ha nell'anima la vendetta; giacchè, voi lo indovinate senza che io ve lo dica... Quella povera Gina!... Egli s'interruppe con un gesto d'orrore che mi si apprese al cuore.

La donna alzò il capo, guardò un poco il marito e parve tutto disposta ad obbedire. Orsacchio s'avviò primo verso l'uscio, ed essa lo seguì; ma quando il suo piede ebbe tocca la soglia, Gina s'arrestò. Dove andiamo? Che v'importa saperlo? Noi partiremo di qui. Ella indietreggiò. Partire di qui! esclamò. Non voglio. Orsacchio la prese ad un braccio e ripetè più fieramente: Venite!

La è tutto dessa, se non che qui in questa pittura la sta bene, e laggiù poveretta, pare a due dita dalla fossa. Vanardi si sentì tutto commuovere. In quella si aprì l'uscio ed entrò Selva che tornava dall'aver adempito l'assuntosi incarico. Antonio si slanciò verso di lui, esclamando vivamente: Mio caro, finalmente la povera Gina è trovata!

È mio padre, il mio padre ottuagenario, che non aveva fatto, a mia memoria, più che non faccia di cammino un bimbo appena uscito di fascie. E mi dice, spalancando le braccia: Se Dio vuole! Sei qui! Che spavento? E la tua Gina? Che! risponde, la Gina? Dov'è? Se non lo sai tu!! Ma come? Non l'hai tu mandata a chiamare perchè ti raggiungesse al campo della Crocetta? Io?

L'autunno venne innanzi col suo tabarrotto di nebbia: venne anch'esso il dicembre nella sua pelliccia d'ermellino, e lassù intanto, in quelle quattro stanze, colava l'aria fredda, livida, inzuppata malinconia. Quando la Gina sentiva qualche cosa alla gola, che minacciava di strozzarla, usciva in cerca di sole, rubando cogli occhi l'ultimo verde, che spenzolava dai rami degli alberi.

Gina s'era lasciata andare sulla prima seggiola che le era capitata, rimanendo vestita così appunto come essa era, senza nemmanco levare il velo che la mano del marito le aveva poc'anzi abbassato sulla faccia.

Gina si riscosse tutta e si gettò ratta giù del sof

Uscite! soggiunse imperiosamente Orsacchio: e qui dentro non verrete più. La fanciulla partì, Gina guardava stupidita e non si mosse. Orsacchio fece due o tre giri per la camera, poscia piantandosi ritto innanzi a lei: Domani, le disse, noi ripartiremo. E la lasciò sola.