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È solo nella sua cameretta, appoggiato alla finestrella che guarda alla buia campagna; i neri fantasmi della vallata tentennano il capo, e le rane proseguono il loro rauco concerto, arrestandosi ogni tanto per ascoltare un altro coro che risponde da lontano.

Ma il giorno era pigro, lentissimo, in quella campagna marina. Dal sorgere del sole al calar della luna sembravano passare dei secoli; dal frinire delle cicale al gracchiar delle rane, era un giorno e un'epopea di sensazioni. Il mare solo, il cielo solo bastavano per una sfilata gigantesca di spiriti senza nome. La folla aveva dimenticato il piccolo paese.

E la sfinge e il frosone e le lucciole e i grilli e perfino le rane ed i pipistrelli erano i messi della Natura e recavano tutti la stessa ambasciata: «salutelo stesso consiglio: «rimani con noilo stesso conforto: «qui è la pace infinita, qui s'abbreviano le vie che dalla terra conducono al cielo, qui si palpita dell'eterno amore, si contempla l'eterna bellezza, si ode l'eterna armonia

L'impaventosa lepre lato al cane, l'agnella presso al lupo queta dorme, ché tutti li animal, giá in lor conforme, natura tiene in sue medeme tane: securi pesci e rane, questi da lontra, quelle da le biscie: non è chi strida o fiscie l'un contra l'altro per stracciarsi 'l pelo, ché l'aurea etade giá scese dal cielo.

Quindi ancora tacquero. Dalla campagna giungeva il gracidare assiduo delle rane, giungevano a quando a quando li odori delle erbe. Nella tranquillit

Come le rane innanzi a la nimica biscia per l’acqua si dileguan tutte, fin ch’a la terra ciascuna s’abbica, vid’ io più di mille anime distrutte fuggir così dinanzi ad un ch’al passo passava Stige con le piante asciutte. Dal volto rimovea quell’ aere grasso, menando la sinistra innanzi spesso; e sol di quell’ angoscia parea lasso.

Tocchiam la cenamella: cantiam, dunque, cantiamo: canti la bella al damo! Canti il damo alla bella! Cantate: le cicale cantan pure e le rane accidiose. Il domane guida la Morte e assale. Amare è dolce cosa. È dolce cosa amare. Ama anch'Aurora il Mare. E al vespro con lui posa. Aman l'arbore e l'erba e l'insetto vagante. La stella fiammeggiante e la luna superba. Amore è l'universo!

La notte era tranquilla, piena d'un gracidare di rane monotono e continuo. Le stelle palpitavano. L'Orsa brillava in contro, distinta. Il tempo fluiva.

E alla voce argentina della fanciulla ed alla tremula voce del vecchio, Donato risponde facendosi sull'uscio a baciare in volto i suoi cari, poi rientra, si ferma nel mezzo della stanzetta ad ascoltare i passi della sorella e del padre, e quando non ode più nulla, altro che il rauco coro delle rane e il zirlo degli insetti nella campagna, si appoggia alla finestra, e sprofonda lo sguardo lontanamente nel buio.

Le tenebre avevano animato le voci strane dei loro cantori; i grilli nelle praterie, le rane nella vicina palude, e a quando a quando la civetta e il gufo nell'estrema punta della quercia levavano al cielo il loro inno melanconico.