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Aggiornato: 19 giugno 2025


Come le rane innanzi a la nimica biscia per l'acqua si dileguan tutte, fin ch'a la terra ciascuna s'abbica, vid'io piu` di mille anime distrutte fuggir cosi` dinanzi ad un ch'al passo passava Stige con le piante asciutte. Dal volto rimovea quell'aere grasso, menando la sinistra innanzi spesso; e sol di quell'angoscia parea lasso.

Bisogna scorticarli come rane, questi aristocratici. Ma io non so il perchè stamattina ti voglio più bene del solito. Cioè forse lo so... E qui la signora Bibiana cercò di farsi rossa in viso con una smorfia pudibonda. Ah, sei un gran biricchino, ve', quando ti ci metti! E gli diede una vezzosa spalmatina sulla guancia poi vi tenne la mano a carezze.

Il giardino susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna, e il gracidar delle rane era cessato; ma certi fiori che non s'aprono, se non nell'umidit

Nella stanza ci si vedeva appena. Dalla finestra aperta entrava un chiarore roseo; e li alberi del giardino, quasi neri, stormivano. Dai pantani dell’Arsenale giungeva il gracidare lungo delle rane. Il romorío delle strade cittadine era indistinto.

Patir non ponno che la vita cara tolta lor sia da un pezzo d'asta fessa, e sieno sotto alle picchiate strane a morir giunti, come biscie o rane.

Questi pozzi coperti di viluppi d'erbe, oggi paiono poco; ma in fondo vi gracidano le rane, quasi per ammonire l'uomo che badi a non vi cascar dentro, essendovi l'acqua pericolosa, e di rado v'ha qualcuno per averne aiuto. I frati di questo convento erano la meglio parte delle terre di Monferrato e delle Langhe.

Andava in cerca di rane, e pare sia caduto dentro, che Dio ci guardi, sicuro; forse era ubbriaco; ma laggiù dicono che si è buttato nell'acqua per disperazione, e danno la colpa a voi. E pare, dicono, che vogliano venire qui tutti a darvi una lezione. Bisogna vedere come sono: hanno il diavolo addosso. Per questo vostra sorella mi ha mandata e vi raccomanda di stare in casa... di non farvi vedere.

Tacciono le rane per lasciarlo passare, poi gli gridano dietro la loro rauca beffa. Ed egli fugge sempre brandendo l'arme funesta; finalmente si ferma, si butta al suolo, ritrova un singhiozzo. Un uccello che ha avuto paura si è levato a volo per mutar letto, poi tutto tace, anche le voci beffarde della notte; poi sulle creste dei monti si disegna una striscia di oro pallido è l'alba.

Ernesta fantasticava sempre: oh! vivere sotto il tetto che era nido agli stornelli, nella solitudine che affina i sensi, farsi della sfinge l'amica del crepuscolo, dei grilli e delle rane gli amici della notte, dell'usignuolo l'amico di tutte l'ore; ascoltare i passeri biricchini, il cuculo armonista, ricevere la visita delle farfalle e dei mosconi e passare così la vita...!

«Io lascio alle rane il gracidare, ai corbi il crocidare, le cose vane al mondo; io m'incammino a logica tale, che non teme la conclusione della morte» cioè alla religione. E così abbandonando ogni cosa si fece religioso, santamente vivendo fino alla morte. PASSAVANTI, Specchio della vera Penitenza. Dist. 2. cap. Segreti del Piccolo Alberto. Lione, 1731.

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