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Se il robusto voler che l'alma eleva Sentiamo sol per un fugace istante, Se manca al povero Turbato spirto una possente leva, Al nostro core un palpito costante, Troviamo almeno in tanto male istesso Forme novelle all'arte imperitura, Cantiam l'angoscia Del morbo arcano ond'è lo spirto oppresso E i dolor vani aggiunti alla natura.

Noi di fuligine Suffusi e forti, Urtiam le macchine, Che acute strillano Destando i morti Dentro la polvere. Coro Sorgono i morti. Ai colpi cedono Della tempesta I monti. Ai ruderi Cedono i ruderi: Il libro resta Tempio granitico. Coro Il libro resta. Cedono al vecchio, Che gli anni fila, Sfingi e Piramidi, Ed è l'Iliade De' suoi tremila Anni ancor giovane. Coro Cantiam l'Iliade

Frate Profondo. Frati, Popolo, Guardie. Tenore.... anima mia.... Ferito.... a morte.... In sen la morte io pure.... Orribil vista!... TUTTI. Qual suon lugubre!... Chi avvertì il sacrista? Tenore.... ascoltami.... questo duetto Pur troppo è l'ultimo che insiem cantiam.... Con due magnifiche note di petto Si avverta il pubblico che noi moriam.... Addio bell'angelo sul do di petto Ti ferma....

È la coppa d'argento eletto e d'oro fino, ma un negro incantamento serra. Così un divino farmaco Calandrino credè il fior dell'ortica. Tal la vicenda intrica, se pur eterna, nuova. Sei ben cupo, o buffone. Non vogliamci attristare. Su, più lieto danzare e più lieta canzone. Cantiam d'amor, cantiamo. Belle, cantiam d'amore. Vanno le pecchie al fiore. E le fanciulle al damo.

Allora gli araldi, o vocatores, come chiamavansi, si volsero prima ai gentili e dissero: O gentili, per cui fatto S'è il negozio del riscatto: poi ai Giudei: O giude', per cui sciupato Ha il Signor parole e fiato, Come attestano i rabini, I notari e gli scabini! Storpi, dritti, grassi e secchi Cantiam gloria al re del becchi.

All'alzarsi del sipario echeggia da lungi il seguente Al cominciar dell'opera, Siccome è nostra usanza, Una preghiera o un brindisi Cantiamo in lontananza.... E perchè il dotto pubblico Alla canzon plaudisca, Facciam ch'ei non capisca Quello che noi cantiam. Dunque.... preghiam! Dunque.... beviam! Poi tutti, senza muoverci.... fuggiam! Tenore Comprimario.

Tocchiam la cenamella: cantiam, dunque, cantiamo: canti la bella al damo! Canti il damo alla bella! Cantate: le cicale cantan pure e le rane accidiose. Il domane guida la Morte e assale. Amare è dolce cosa. È dolce cosa amare. Ama anch'Aurora il Mare. E al vespro con lui posa. Aman l'arbore e l'erba e l'insetto vagante. La stella fiammeggiante e la luna superba. Amore è l'universo!