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Marzio, vedi se di te mi fido; prendi la chiave del carcere di Beatrice, e portale pane e acqua.... Altro? No... Marzio; mettiti addosso qualche santa medaglia per cacciare via gli spiriti, se mai ti apparissero.

Gli Orsini la costruirono, secondo mi fu detto; poi appartenne ai Colonna che anche oggi portano il titolo di baroni della Scurcola. L'edera avvolge strettamente mura e portale, e nasconde lo stemma. Tutto il paese è come il monumento dell'antica battaglia. Si leggono con strano stupore i nomi storici di queste sporche e strette viuzze: Via Carlo d'Angiò, Via Corradino, Via Ghibellina.

Marcantonio Colonna, il vincitore di Lepanto, ingrandì il castello, vi pose dei trofei della guerra contro i Turchi, adornò le sale con pitture, delle quali non resta più traccia. Sul portale della rocca si legge una iscrizione, nella quale egli si chiama: Marsorum Talliacotiique Dux, Marchio Atisse, Albe et Manupelli Comes.

Il galantuomo era sceso da cavallo; s'abbracciarono e si baciarono. Quant'è che non lo vedo!.... Presto, Masi, conduci il cavallo nella stalla; levagli le bisaccie di dosso e portale su. Son venuto un po' per vedervi, è un secolo che non si fa quattro chiacchiere.... Grazie. Un po' perchè mi bisognano un par di conigli per regalarli.

Io sospirai. L'immortale Ballesio mi spiegò e disse: La donna è la glandola della ricchezza. Pare un assurdo, ma è così. La donna è come la pituitaria, la tiroide, la surrenale, glandole superflue in apparenza. Ma tu portale via, e l'uomo diventa l'ombra di un uomo. Sopprimi la donna, e tu hai l'uomo che ritorna allo stato selvaggio e cretino.

Il signor B. ci condusse in molte vetuste chiese e finalmente al palazzo Colonna, un palazzo che ha apparenza di fortezza, la cui parte superiore è, per le finestre, di stile gotico del secolo XIV, e il portale invece appartiene al puro Rinascimento.

Prendi quelle valigie e portale in questo scompartimento. Su, presto, che il treno riparte! La voce nota diede un sussulto a Loredana, che stava sola, ancora col velo grigio abbassato sugli occhi, come quando era partita da Venezia. In questo? domandò il facchino. Ma , su questo!...

PELAMATTI. Se ho fatto errore, non mi manca la testa rotta. Orsú, ti lascio,... MORFEO. Che cosa? PELAMATTI.... perché mi vo' partire. MORFEO. Mi pensavo che mi volessi lasciar qualche cosa: lascio io te. PELAMATTI. Non ho che lasciarvi se non miserie e povertá. PANURGO. Non le voglio, portale teco. PELAMATTI. Voleva dir: ti lascio con bona ventura che ti aiuti.

Essa ha ancora un portale gotico del tempo degli Angiò, ma nell'interno è del tutto rinnovata; il sacerdote ci mostrò il tesoro più prezioso del suo luogo natio: un'immagine della Madonna che Carlo stesso fece eseguire per S. Maria della Vittoria; e ci fornì alcune indicazioni relative ad essa.

La parte anteriore del castello è invece assai più recente, ed ha finestre in stile rinascimento. I merli sono mezzo rovinati, alcuni furono fracassati dalle palle di cannone. In complesso, l'edificio appare come un castello baronale del medio evo, di prim'ordine. Sul portale stan le armi di Sisto V, o meglio di suo nipote Michele Peretti, al quale gli Orsini avevano venduto Mentana.