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Quante, quante volte aveva baciato Nora su quella giacchetta!... Per Nora era un po' corta, stretta; per Evelina, pareva quasi un paltò! Povera Evelina!... Ma pur compassionandola per il contrasto dal quale rimaneva offuscata, ricordò istintivamente che anche il povero corpicino non era così misero come pareva. Allora, a domani, se appena mi sar

Il suo paltò polveroso era stato buttato nell'angolo della cella dal momento che vi era entrato. L'avvocato Bortolo Federici, noto a molti come repubblicano, attirava l'attenzione di parecchi per il suo cappello Oberdan nero, sopra un «completo» caffè scuro. Zavattari era abbattuto, dimagrato, colle guance infossate e biancastre e con le mani che tremavano come se avesse avuto la febbre.

Io lo vedo ancora passarci in rivista col cappello calcato in testa, col bavero del paltò alzato e con le mani in tasca. Col suo sguardo truce e la sua voce da terrorizzatore, non mi invogliava a vederlo, tra noi, per un pezzo. Noi poi, escluso sempre il Chiesi, non avevamo ragione di essergli riconoscenti. A Federici aveva negato parecchie cose che lo avevano fatto imbestialire più di una volta.

Era una giornata calda di settembre, e il sole dardeggiava; pure il duca tremava, curvo sotto l'ombrellino. Indossava un largo paltò chiaro, pesante, e aveva un grosso garofano all'occhiello.

Il Laner voleva mostrarsi offeso, e Nora pensava come doveva incominciare. Chi erano quei due? domandò Pietro pel primo, colla voce cupa e affondando il muso nel bavero alzato del paltò. Amici di Edita. Va bene; ma chi sono? Uno, il banchiere Kloss; l'altro.... il duca di Casalbara. Al Laner, subito, montò il sangue alla testa.

Spesso parlava di certi esseri fuggevoli, che lasciano dietro di un solco, per il quale si mettono le anime che vogliono andare a confini lontani; ma non dava mai a questi esseri alati un paltò un cappello. Eppure Cecilia si sentiva dominata e presa come da un dolcissimo, e malinconico despota. Non si eran mai detta una parola d'amore, ma i loro spiriti viaggiavano oramai abbracciati per la via luminosa a spire sempre più alte, per le quali non passano lo anime dei grassi droghieri. È nell'altissimo polo dell'universale che le immortali farfalle umane deporranno la semente dell'umanit

Pietro Laner prese una seggiola, ma prima di sedersi la sbattè, con un colpo forte, sul pavimento; poi, sempre con indosso il paltò, col bavero alzato sul collo, cominciò a leggere le bozze, borbottando, a correggerle con grossi segnacci, facendo scricchiolare la penna, spruzzando la carta d'inchiostro. Per qualche tempo l'uno l'altra non dissero una parola.

Rispondeva al buon giorno di qualche amico con la voce grossa di chi è in collera con stesso. La sua veste talare ambrosiana e il suo paltò di panno nero sentivano il bisogno di parecchie spazzolate. Indossava la veste, cinta dalla fascia di seta nera, dal giorno in cui dieci tra carabinieri e soldati di linea entrarono nella casa paterna di Filighera ad arrestarlo.

Pietro Laner si cacciò le mani nelle tasche del paltò, e riprese a camminare, ma assai più lentamente.

Oh la consolazione di poter morire, di sprofondarsi , sotto terra; di non vedere, non sentire, non soffrire più niente! Il povero ragazzo, curvo, colla faccia dentro il bavero alzato del paltò, tremava tutto convulsamente; quando voleva parlare le parole rimanevano rotte dal batter dei denti. La guardò ancora, ancora.... colla vista oscurata dagli occhiali pieni di lacrime.